Molto spesso girano voci sui possibili segnali che vengono colti dall’Agenzia delle Entrate per avviare accertamenti nei confronti dei contribuenti. Chi pensa al possesso di auto lusso, chi su operazioni immobiliari e chi dubita delle frequenti transazioni bancarie. Altri sono convinti che giacenze importanti sui conti correnti bancari possano attirare strani sospetti da parte dell’agenzia delle entrate.
Ora vedremo di preciso cosa spinge il fisco ad avviare accertamenti formali. Per ispezioni formali si intende l’accertamento mirato fatto verso contribuenti specifici che, si ritiene, siano a rischio di dichiarazioni false e difformi. Poi ci sono gli aggiornamenti automatici che vengono effettuati a tappeto per verificare il corretto pagamento delle tasse, dei contributi e dei rimborsi.
La prima situazione che può insospettire il fisco riguarda quei correntisti che raramente eseguono prelievi. Se si effettuano prelievi di contante raramente, si presuppone che il titolare del conto corrente abbia altre entrate che non dichiari. Non siamo noi a dirlo e non è una supposizione poichè, l’agenzia delle entrate, attraverso un algoritmo
rileva lo scarto tra i soldi sul conto e i redditi dichiarati. Se lo scarto supera il 20% il contribuente sarà oggetto di ispezioni. Nei casi peggiori riceverà un vero e proprio avviso di accertamento.Un altro motivo per avviare un accertamente da parte dell’agenzia delle entrate è l’acquisto di una casa e la relativa accensione del mutuo. In merito è intervenuta anche la sentenza 4661/2020 della cassazione in cui, si obbligano gli istituti bancari, a concedere mutui inferiori al reale valore della casa. Nel caso contrario si insinuerebbe il sospetto di evasione fiscale. Il terzo caso riguarda i contribuenti che fanno circolare molti contanti sulle carte, postepay e paypal su tutte, piuttosto che sul conto corrente. Bisogna sottolineare che, negli ultimi anni, le carte prepagate come le postepay sono soggette a regolari controlli.