Ad oltre un secolo dal completamento della Teoria della Relatività generale di Einstein, nuove scoperte non fanno che confermarne la validità.
Dopo aver ammirato con stupore e apprensione, appena un anno fa, il primo buco nero mai osservato nella storia dell’umanità, confermante anch’esso le deduzioni dello scienziato nell’ambito della Relatività generale, nuove osservazioni avallano ancor più i principi su cui essa risulta fondata.
Nello specifico, attraverso l’integrazione di segnali radio ottenuti da una pulsar di un sistema solare triplo con i dati sui rivelatori di onde gravitazionali, un team di ricerca internazionale ha verificato una delle più importanti implicazioni della Teoria della Relatività Generale: il principio di equivalenza.
Einstein colpisce ancora: un altro tassello a confermare la Relatività Generale
Chiamato anche Principio di universalità della caduta libera, esso sostiene che la gravità attrae tutti i corpi con la medesima accelerazione, indipendentemente dalla loro composizione, dalla loro densità o dalla forza del campo gravitazionale.
Va da sé che, in base a questo principio, un simile fenomeno ponga uguaglianza tra la massa gravitazionale e la massa inerziale: anche laddove due oggetti avessero massa e campo gravitazionale diversi, sarebbero attratti allo stesso modo da un terzo corpo.
È stato possibile trarre queste conclusioni grazie all’attento monitoraggio del movimento della Pulsar Psr J0337 + 1715 (una stella di neutroni facente capo alla costellazione del Toro e distante 4200 anni luce da noi) appartenente ad un particolare sistema solare triplo – di cui le altre due stelle sono nane bianche – unite alle osservazioni dei rivelatori di onde gravitazionali.
In sostanza, quindi, si dimostra che gli effetti della gravitazione vanno ricercati esclusivamente nelle proprietà dello spazio-tempo, e non nella natura dei corpi. Lo stesso Einstein definì questa intuizione “The happiest thought of my life”, il pensiero più felice della sua vita.