Ad essere il responsabile di questo nuovo provvedimento è l’articolo 7 bis, il quale è stato denominato “Sistemi di Protezione dei minori dai rischi del cyberspazio“. Nel testo dello stesso è possibile leggere che: “I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 devono prevedere tra i servizi preattivati sistemi di parental control ovvero di filtro di contenuti inappropriati per i minori e di blocco a contenuti riservati ad un pubblico di età superiore agli anni diciotto” facendo nascere spontanea una domanda: quali altri contenuti ne soffrirebbero?
Stando alle prime notizie online il suddetto parental control, se dovesse entrare in funzione, verrebbe fornito gratuitamente dai provider in maniera automatica; solo il diretto intestatario del contratto, poi, ne potrebbe richiedere la disattivazione.
Inutile ignorare, infine, che tale proposta ha suscitato molte discussioni sia in ambito politico che sociale vista la reale difficoltà a cui si approccia e il dilemma che molti hanno avanzato: come definire un contenuto appropriato rispetto ad un altro?