Di fronte ad una condizione di emergenza che mai ha avuto precedenti nella storia repubblicana, c’è chi si ingegna per trovare nuove soluzioni a problemi mai affrontati prima, e c’è invece chi ricicla vecchie ricette pur di fornire risposte veloci.
Tra questi ultimi rientrerebbe senza alcun dubbio Carlo De Benedetti, ex editorialista del Gruppo Espresso-Repubblica, che in una delle sue recenti uscite ha espresso pubblicamente la necessità di ricorrere ad una tassa patrimoniale sulle grandi ricchezze per compensare i debiti contratti per la gestione del virus.
Al tempo stesso, un provvedimento simile a suo dire sarebbe utile a riequilibrare le disuguaglianze tra le varie classi economiche e sociali.
Una misura impopolare, ma giusta: così De Benedetti sintetizza il proprio punto di vista.
La proposta sarebbe anche interessante in un mondo ideale dove non esista evasione fiscale o possibilità di esportare e depositare i propri capitali all’estero. Ma nella realtà che viviamo, in cui è sì vero che i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri (con l’aggravarsi del divario sociale) ma anche che i ricchi hanno maggior potere di decidere come gestire i propri patrimoni
, una simile proposta andrebbe a mettere in allerta proprio quei ricchi che ne sarebbero colpiti, inducendoli a muovere rapidamente le proprie risorse economiche fuori dall’Italia. E in questo momento non possiamo permetterci una fuga di capitali.In aggiunta, esistono tuttora altre forme di tassazione che colpiscono di fatto i milionari e miliardari, rappresentate dall’Imu (che di fatto è una patrimoniale), dall’imposta sulle transazioni finanziarie e sui risparmi in banca (rispettivamente Tobin Tax e Imposta sul deposito titoli).
Per i motivi appena esposti, la misura non è al vaglio del Governo e si pensa potrebbe non esserlo neppure nei prossimi mesi.