Stando a quanto comunicato, il fenomeno sembrerebbe colpire maggiormente le aziende, piuttosto che i privati, anche se perfettamente in regola con i pagamenti di fornitori, imposte e contributi previdenziali. L’altro aspetto che preoccupa moltissimo Federcontribuenti è proprio la conseguenza effettiva che porterebbe ad una simile decisione, poiché l’azienda, per le norme sulla tracciabilità dei flussi finanziari, si ritroverebbe anche a non poter pagare gli stipendi ai propri dipendenti.
A Gennaio 2020, il senatore Siri aveva proposto un emendamento urgente, sostenendo che il “conto corrente deve essere considerato alla stessa stregua di un servizio pubblico essenziale e indispensabile per la sopravvivenza nel ciclo economico e sociale
“.
Sempre nell’emendamento apprendiamo la notizia che “numerosi cittadini si sono visti chiudere i conti correnti, sebbene il saldo fosse attivo, in seguito a segnalazioni interbancarie“.
Non allarmatevi, anche nella più remota ipotesi che dovesse verificarsi una situazione di questo tipo, non perderete tutto il denaro; le banche provvederanno ad emettere un assegno circolare ed un rapporto bancario, da tradurre poi in liquidità disponibile.
Il Governo, tuttavia, “non può intervenire con una circolare interpretativa, proprio perché il contratto bancario e regolato direttamente dalla legge“.
Tutto questo, collegato anche alla crescita delle spese di gestione di un conto corrente, un incremento del 7,5%, che porterà le famiglie italiane a spendere 86,9 euro in più all’anno.