Assistere ai ricambi generazionali è diventato ormai un fenomeno annuale: con una facilità sempre più crescente, cambiare Smartphone sembra essere all’ordine del giorno e aspettare che quest’ultimo non funzioni più o sia diventato troppo obsoleto non rimane che un ricordo del passato. La sempre più crescente produzione di modelli di varie fasce, poi, offre ai consumatori una scelta sempre più vasta che finisce persino con il confondere le idee e mandare in tilt i potenziali acquirenti; sebbene, in ogni caso, dei dispositivi in uscita ce se ne preoccupi sempre in maniera importanza, sono ben limitate le persone che invece riversano l’attenzione sugli smartphone caduti in disuso, i quali nascondono al loro interno un vero e proprio giacimento minerario.
Compiere delle azioni con il proprio smartphone è diventato così abituale da far scordare agli utenti che se tutto ciò è possibile è grazie a quelle
componenti nascoste all’interno delle scocche.Grazie ad un recente studio è stato stimato che ogni telefono può essere inteso come una piccola miniera visto che contiene al suo interno una serie di elementi rari e preziosi come: 9 gr di rame, 11 gr di ferro, 65 gr di plastica, 1 gr di terre rare (ripartito in Praseodimio, Terbio, Neodimio, Lantanio, Samario, Disprosio, Cerio), 250 mg di argento, 9 mg di palladio e 24 mg di oro.
Visto l’alta percentuale di riciclaggio attribuiti a tali dispositivi (uno Smartphone può essere riciclato per il 96% del suo totale), è stato dunque stimato che ogni anno il mercato viene privato di circa 196 milioni di euro, i quali potrebbero essere estrapolati solo attraverso quest’azione e potrebbero beneficiare all’ecosistema riducendo l’estrazione delle componenti in maniera significativa.