Negli ultimi mesi si è parlato moltissimo di manovre fiscali: numerosi provvedimenti sono stati presi. per alleggerire i contribuenti dal peso e dall’incombenza dei pagamenti dei tributi e per aiutare le famiglie in questo momento complicato.
Fra le prime disposizioni ad essere attuate vi è stato il blocco al pignoramento dei conti correnti a causa di tasse non pagate – e quindi di clienti risultanti morosi verso il Fisco – ma con l’inizio del nuovo anno fiscale le cose cambieranno, anche alla luce dei nuovi aiuti economici elargiti dallo Stato.
In che modo, quindi, si può rischiare che venga pignorato il proprio conto corrente? E come procede il Fisco davanti ad un cittadino inadempiente e con cartelle esattoriali all’attivo?
A partire da Luglio dello scorso anno, la procedura per il pignoramento è stata ulteriormente snellita. Già in precedenza il Fisco poteva dare disposizione attraverso l’Agenzia delle Entrate
di recuperare determinati importi, ma ora grazie alla confluenza delle competenze di Equitalia nel settore Riscossione dell’Agenzia delle Entrate, questo iter è stato semplificato.Il tutto senza passare attraverso procedimenti giudiziari.
Di fatto, il pignoramento colpisce chi non ha pagato determinate somme che risultavano invece dovute. Può esplicitarsi sia come prelievo delle somme direttamente dal conto corrente del debitore, sia come chiusura del conto corrente con la cooperazione dell’istituto bancario di riferimento – laddove i reati siano più gravi.
Devono essere trascorsi almeno 60 giorni dall’arrivo di una cartella esattoriale affinché si possa procedere in tal senso. Non appena si supera questo periodo limite, il Fisco può procedere coercitivamente secondo le disposizioni vigenti.