A partire da luglio 2019, è stata snellita la burocrazia per procedere al pignoramento dei conti correnti. Una manovra prevista dalle normative vigenti attraverso cui il Fisco può procedere a recuperare, direttamente dai conti correnti, le somme spettanti al pagamento di eventuali debiti e di cartelle esattoriali.
L’occasione per semplificare la procedura è derivata dalla confluenza delle competenze dell’ex Equitalia (ente ormai abolito) nell’Agenzia delle Entrate – Settore Riscossione, che provvederà a farsi carico delle istanze e dei compiti delegati alla precedente istituzione.
Non una novità in senso assoluto, in realtà, perché già in precedenza era possibile procedere alla sottrazione diretta delle somme dal conto corrente senza passare attraverso l’intervento di un giudice. Ma ora il procedimento è stato ulteriormente velocizzato.
Pignoramento del conto: in quali casi si procede?
Naturalmente il pignoramento corrisponde ad una misura straordinaria che viene attuata in casi di grave inadempienza nei pagamenti, e per la precisione nel caso in cui siano passati più di 60 giorni dalla ricezione della cartella esattoriale da parte del Fisco.
Di fatto, per pignoramento del conto corrente si intende quel procedimento formale, rientrante nell’ambito dei “pignoramenti presso terzi”, che viene messo in atto ai sensi dell’articolo 491 del codice civile come misura di esecuzione del recupero di un credito vantato nei confronti di un debitore.
Esso può avvenire tramite il blocco del conto corrente o in alternativa il prelievo delle somme dello stesso importo del debito direttamente dal conto corrente dell’intestatario.
Una misura necessaria per poter ricevere il pagamento dei tributi che altrimenti resterebbero pendenti e potrebbero addirittura non essere mai saldati, come avveniva in passato.