videogiochi Un articolo pubblicato dal Daily Mail racconta la triste storia del giovane Louis Greening, ventiquattrenne morto a causa di una maratona di videogiochi; in realtà la storia è ben diversa. Il giovane Louis era un patito di calcio il cui sogno, una volta terminata l’università sarebbe stato quello di diventare allenatore; nel frattempo si dedicava anche al lavoro di barista presso un parco vacanze nelle vicinanze della sua abitazione.

Ma la crisi dovuta al coronavirus l’ha costretto a casa per un lungo periodo di tempo, durante il quale, dovendo ingannare il tempo, si dedicava a lunghe sessioni davanti allo schermo del pc e ai videogiochi. Il giovane, probabilmente, cercava nel mondo videoludico una via di fuga alla monotonia del lockdown.

Le parole del padre e la malafede sui videogiochi

 

Purtroppo questa condizione di sedentarietà prolungata ha una trombosi alla gamba del giovane che già qualche settimana prima del decesso aveva iniziato a manifestare spossatezza e dolori muscolari. Più che al mondo dei videogiochi questa triste storia è dunque un’altra delle tragedie legate al Covid 19. A raccontare la storia di Louis il padre Stanley che ha deciso di avviare una campagna nel nome del figlio scomparso sulla prevenzione delle trombosi.

A proposito l’uomo ha dichiarato: “È fondamentale aumentare la consapevolezza di questa condizione potenzialmente mortale“. La speranza di Stanley è quella di riuscire, attraverso la sua esperienza, a sensibilizzare quante più persone possibile e, così facendo, onorare la memoria del figlio. “Se riesco a prevenire una perdita nel nome di mio figlio, quella luce brillante brillerà su mio figlio“.

 

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