L’imposta di bollo è una tassa invisibile che colpisce i depositi nei conti correnti e di cui spesso non si conosce l’entità. Si tratta di una sorta di patrimoniale che lo Stato preleva sui conti bancari ogni anno e che può variare a seconda che si riferisca a persone fisiche o giuridiche. Infatti l’imposta di bollo sui conti correnti equivale a 34,20 euro per le prime ed a 100 euro se riferita al secondo tipo di soggetto.
Peraltro è una tassa che assomiglia molto ad un prelievo forzoso indipendentemente dall’ammontare dei depositi o dal numero di operazioni effettuate. Nessuna somma depositata è esclusa, perciò l’imposta colpisce in egual misura non solo i conti correnti ma anche i libretti di risparmio, bancari e postali. Tuttavia ci sono alcune casistiche che ne prevedono l’esclusione. La prima è senza dubbio correlata al valore dichiarato nell’Isee che, se inferiore ai 7.500 euro, non consente allo Stato di prelevare l’imposta di bollo.
La prima condizione che esonera dal pagamento dell’imposta di bollo è la giacenza media annua. Tenerla sempre sotto la soglia dei 5 mila euro annui ne impedisce di fatto il prelievo. Per conoscere la giacenza media annua del proprio conto occorre sommare i saldi giornalieri e poi dividerli per i giorni di rendicontazione. Il risultato ci dice se siamo sopra o sotto il limite per l’applicazione dell’imposta di bollo.
Altra possibilità che vi esonera dal pagamento della tassa è di possedere un conto di base, ovvero un conto a bassa operatività. Si tratta di una tipologia di deposito che prevede solo il pagamento del canone annuo e che può essere intestato a coloro che hanno un Isee corrente sotto gli 11.600 euro. Infine l’imposta di bolla è esclusa per quei soggetti giuridici che hanno conti aperti presso i Confidi, o meglio presso le aziende no profit della piccola e media impresa che collaborano per consentire l’accesso agevolato al credito.