In tempi recenti il tema delle radiazioni è tornato attuale con l’avvento della rete Internet che ha dato vita a movimenti sovversivi inglobati sotto l’hashtag #Stop5G cui molti hanno aderito. Ma tutto ciò sembra aleatorio di fronte a problemi più gravi sopraggiunti dopo la rilevazione di scorie radioattive nei pressi di Runit, un isolotto facente parte delle Isole Marshall al largo dell’Oceano Pacifico dove evidenti sono gli effetti a lungo termine del disastro Chernobyl e Fukushima.
Costruita dagli USA negli anni ’80 con il preciso intento di contenere le scorie nucleari provocate dai test sulle bombe atomiche sta ora cedendo mentre le acque oceaniche la stanno sommergendo per azione delle alte maree che rischiano di mettere in pericolo l’intera umanità. Ecco gli ultimi sconcertanti dettagli.
Assurda crepa a Runit, le radiazioni potrebbero arrivare anche nei nostri mari
Hilda Heine – presidente delle Isole Marshall – ed António Guterres – segretario generale delle Nazioni Unite – traggono conclusioni poco confortanti per un dilemma che rischia di compromettere la stabilità degli ecosistemi terrestri attorno all’atollo Enewetak. Secondo quanto riferito non vi sono sufficienti risorse per fronteggiare il problema.
Le Isole Marshall sono divenuta famose per la sperimentazione atomica che nel ’54 prese vita con il famoso test “Castle Bravo” nell’atollo di Bikini che causò la formazione di una nube tossica di ben 7 chilometri di altezza. Mille volte più devastante di quella caduta ad Hiroshima nel corso degli avvenimenti conclusivi del secondo conflitto mondiale. L’esperimento fu reduce da una serie di importanti errori di valutazione tecnica.
A seguito della gigantesca esplosione – estesa ben oltre ogni confine inizialmente stabilito (18 chilometri quadrati) – l’isola fu ricoperta da radiazioni al punto da richiedere un’operazione di rimozione dei depositi corrosivi con uno scavo che impegnò l’esercito per 73mila metri cubi di suolo. Il materiale di scarto fu depositato in una fossa creatasi dopo ulteriori esperimenti nel 1958. Gli abitanti locali la chiamano “la tomba”. Qui, nei primi anni ’80 del Novecento, venne creata una larga cupola di cemento spessa appena 50 centimetri. Adesso sta cedendo.
La formazione di contenimento non è isolata o rivestita e rischia di diffondere le scorie radioattive anche nel sottosuolo essendo a diretto contatto con l’acqua. Sebbene si ritenga che il livello di pericolosità sia contenuto è impossibile non convergere in direzione di importanti considerazioni in merito alla sicurezza, considerando anche i grandi cambiamenti climatici che stanno interessando il nostro pianeta.