Durante il periodo del lockdown è stata definitivamente sdoganata la modalità di spesa online, cui tutti i maggiori supermercati si sono adeguati in poco tempo.
Per alcuni si è trattato di una vera salvezza, soprattutto per gli anziani che in altro modo si sarebbero esposti ad eventuali rischi. Per altri, una comodità: poter ordinare con pochi click e avere la spesa dentro il proprio portone, anche a costo di pagare qualche euro per il servizio di domicilio, è oggettivamente un miglioramento non indifferente in questa particolare circostanza.
Ma è davvero sempre conveniente fare la spesa via internet?
Nelle ultime settimane, l’Antitrust ha avviato un’indagine a carico di alcune catene di supermercati per una serie di aumenti indiscriminati su beni anche di prima necessità.
I clienti si sarebbero ritrovati a pagare dai 10 ai 50 centesimi in più per articolo rispetto ai prezzi pre-Coronavirus. Una circostanza di pura percezione, secondo l’Amministratore Delegato Conad, che avrebbe individuato la causa di questa errata considerazione nel fatto che in questo periodo gli utenti si sono ritrovati a fare scorte più consistenti e a prediligere cibi preconfezionati, che invece costano un po’ di più.
Giustificazione che non ha convinto l’Antitrust, che su spinta di Altroconsumo e di altre associazioni a tutela dei consumatori ha avviato degli accertamenti. La situazione riguarderebbe sia la spesa fatta nel punto vendita sia quella online.
Inoltre, spesso i prezzi praticati da Amazon Pantry non sono concorrenziali: ai clienti conviene acquistare dai punti vendita determinati prodotti.