Se di solito siamo abituati ad attribuire la proposta del condono fiscale ad una serie di esponenti e partiti politici, negli ultimi giorni ha fatto molto discutere che ad avanzare questa proposta ci abbia pensato l’Agenzia delle Entrate.
D’altronde, il condono rappresenta una delle proposte più vecchie e abusate per creare quella che in apparenza si potrebbe definire “pace fiscale”: una ricetta che resta sempre uguale a se stessa, che negli anni subisce pochi cambiamenti sostanziali, e che viene tirata fuori dal cilindro all’occorrenza tradendo un malcelato desiderio di strizzare l’occhio alla classe imprenditoriale.
L’Agenzia delle Entrate, però, vede la questione da un altro punto di vista: trattandosi di pagamenti – per vari motivi – non più esigibili, tutto il lavoro svolto per queste cartelle esattoriali non decadute in realtà è un investimento inutile.
A beneficiare del condono sarebbero tutti quei soggetti fiscali, contribuenti e aziende, che nell’arco del tempo hanno cessato la propria attività per fallimento, o nel caso di persone fisiche, sono decedute.
L’ammontare del condono sarebbe pari a 400 miliardi di euro, una cifra spropositata per una mossa che potrebbe non garantire di fatto il non ripetersi delle medesime circostanze nel giro di pochi anni.
In aggiunta, al netto delle speculazioni e delle dichiarazioni dei leader di opposizione (in particolare il Senatore Matteo Salvini sta operando un reiterato pressing per far sì che il condono venga preso in considerazione), il Governo non ha incluso il condono fiscale nel PNR, e pertanto non sarà considerata come possibilità nelle decisioni prese sulla gestione dei futuri fondi.