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Amazon contro i propri dipendenti a causa delle proteste sul coronavirus

La situazione negli Stati Uniti per quanto riguarda il coronavirus è alquanto critica. Anche nei luoghi di lavoro è così, sopratutto in Amazon visto che ha continuato a lavorare non stop e i suoi magazzini sono pieni di lavoratori. In molti hanno cercato di protestare negli ultimi mesi in virtù di una mancata messa in sicurezza del posto di lavoro. Apparentemente, il colosso starebbe punendo alcuni di questi.

L’ultima accusa il tal senso arriva da un lavoratore del Minnesota, Hibaq Mohamed. Quest’ultimo avrebbe protestato proprio a causa delle condizioni di lavoro e la risposta di Amazon è stata molto particolare.

Le sue parole: “Ho lavorato in Amazon per quasi quattro anni con un record in fatto di buon lavoro ricevendo solo uno o due richiami nel frattempo. I gestori di Amazon mi hanno preso di mira e mi hanno apertamente molestato prima, ma sempre di più durante la pandemia.

 

Amazon e le faide con i dipendenti

Non è il primo dipendenti che segnala trattamenti del genere. Per esempio, una lavoratrice di New York è stata licenziata dopo che aveva manifestato contro Amazon per lo stesso motivo.

Questa invece è la risposta di Amazon a Mohamed: “Sebbene non abbiamo visto la denuncia formale, le accuse descritte non sono vere. Non tolleriamo alcun tipo di discriminazione sul posto di lavoro e sosteniamo il diritto di ogni dipendente di criticare il proprio datore di lavoro, ma ciò non comporta l’immunità generale di ignorare le politiche interne.”

Di fatto, il colosso dell’e-commerce ha stanziato oltre 800 milioni di dollari nella prima metà dell’anno negli Stati Uniti proprio per mettere in sicurezza i magazzini. In sostanza, la situazione sembra essere parecchio complicata, ma visto l’andazzo del contagio nel paese, non stupisce affatto.

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Pubblicato da
Giacomo Ampollini