Secondo quanto trapelato all’interno dell’autorevole rivista New Scientis sarebbe potuta andare molto peggio se solo un misterioso fungo scoperto solo in queste settimane non ci avesse schermato dalle pericolose radiazioni. L’argomento è il trend del momento e necessita di ulteriori approfondimenti che si legano anche alla possibilità di vivere su Marte.
Stando a quanto riportato dagli scienziati dell’Università di Stanford ci troviamo di fronte ad una scoperta incredibile che rischia di ribaltare le sorti dell’intero genere umano. Un fungo ci ha protetto dai devastanti effetti delle emissioni nocive a partire dal Reattore 4.
Gli ultimi rilevamenti di scorie fatti al Nord Italia pare si possano essere mantenuti bassi proprio a causa di questo strano elemento. Tanto potente che pare ne bastino 21 centimetri per annientare le radiazioni su Marte per un anno intero.
Nils Averesch dell’università di Stanford ha spiegato:
“Ciò che rende fantastico il fungo è che hai solo bisogno di pochi grammi per iniziare”.
Le caratteristiche che rendono unico questo ecosistema sono l’auto-rigenerazione e l’auto-replicazione a livello molecolare. Sulla base di tali specifiche gli scienziati della ISS (Stazione Spaziale Internazionale) li stanno usando con successo per testare le proprietà di assorbimento delle radiazioni su ingegneri, piloti e malati di cancro.
La prestigiosa rivista Scientific American dice:
“Il fungo consentirebbe ai malati di cancro sottoposti a radioterapia, ingegneri e piloti di compagnie aree di operare senza il timore di assorbire una mortale dose di raggi”.
Troverà sicuramente posto nel comparto della biotecnologia quale elemento essenziale per il contrasto ai fenomeni radioattivi e come strumento per l’esplorazione in sicurezza del pianeta rosso, tanto per cominciare.
Clay Wang – eminente professore all’Università della California del Sud- dice:
“I progressi nell’uso dei poteri dei funghi per scopi medicinali sono stati graduali, ma sono stati potenziati negli ultimi anni da uno studio in corso che ne ha visto inviare campioni nello spazio. Coltivandolo nella Stazione Spaziale Internazionale, dove il livello di radiazione è aumentato rispetto a quello sulla Terra”