La casella più odiosa tra le quaranta che compongono la plancia di gioco del Monopoli, è sicuramente quella della Tassa patrimoniale. Si tratta, per capirci, di quella casella che ti costringe a restituire i soldi appena arraffati passando per il via.
Nella vita reale si traduce più o meno così: quando finalmente fuori infuria l’estate, una persona che ha lavorato per un anno intero spaccandosi la schiena vorrebbe soltanto pensare a staccare la spina e andare a godersi le proprie meritatissime vacanze, dimenticandosi – almeno per un momento – delle tasse che la perseguitano. Eppure, puntuale come un 29 febbraio negli anni bisestili, alla fine di Giugno arriva l’imposta di bollo a volteggiare come un avvoltoio sui conti correnti dei cittadini italiani, per poi buttarsi in picchiata e catturare la preda, che consiste in una tassa di 34,20 euro per le persone fisiche e di 100 euro per le aziende, le imprese e i titolari di partita IVA.
Di che cosa si tratta, esattamente? Di una tassa sul proprio conto corrente: infatti basta averne uno e averci depositato almeno 5000 euro affinché lo Stato venga a battere cassa.
Sicuramente qualcuno aveva sperato, almeno per quest’anno, di risparmiarsi questa tassa sui risparmi, anche perché ci ha già pensato il Coronavirus a flagellare i conti correnti degli italiani: ma seppure la pandemia è riuscita nella titanica impresa di posticipare gli europei di calcio e persino le olimpiadi, non è riuscita a sconfiggere un nemico ben più tenace: l’imposta di bollo, la tassa patrimoniale che niente teme.
Peccato che, per pagarla, non si possano usare i soldi del Monopoli.