Era il lontano 1986 quando la centrale nucleare di Chernobyl, situa al confine tra Ucraina e Bielorussia, rilasciò una intensa nube di radiazioni ionizzanti nell’atmosfera circostante.
Gli effetti dell’implosione localizzata attorno al nocciolo del Reattore 4 si avvertirono anche nell’Europa Centrale con prove sulla radioattività che ci conducono fino ai giorni nostri. In Italia, infatti, si registrano i dati ufficiali che influiscono fortunatamente soltanto per l’1%. Il motivo potrebbe essere dovuto ad un fungo chiamato Cladosporium sphaerospermum.
Le caratteristiche di questo agente biologico sembra abbiano preservato l’umanità da gravi danni dovuti alle radiazioni. Ha una funzione protettiva in quanto è in grado di rigenerarsi e ricomporsi nel giro di pochi minuti. Le sue peculiarità sono esilaranti ed aprono la strada verso l’esplorazione di Marte, tanto che l’equipe della ISS lo sta sperimentando per la purificazione ed il contrasto alle degenerazioni causate dall’esposizione involontaria ad agenti ionizzanti. Ecco i dettagli.
Chernobyl ed il mondo sono stati protetti da un fungo con proprietà curative
Secondo gli scienziati basterebbe una porzione di fungo lunga appena 21 centimetri per assorbire il 98% delle radiazioni su Marte generate in un intero anno solare. Ne hanno parlato tra le pagine dell’autorevole New Scientist – dove si spiega:
“È già stato in grado di assorbire i dannosi raggi cosmici sulla Stazione Spaziale Internazionale. Potrebbe essere potenzialmente utilizzato per proteggere le future colonie di Marte”.
Clay Wang dell’Università della California del Sud ha concluso confermando che:
“I progressi nell’uso dei poteri dei funghi per scopi medicinali sono stati graduali, ma sono stati potenziati negli ultimi anni da uno studio in corso che ne ha visto inviare campioni nello spazio. Coltivandolo nella Stazione Spaziale Internazionale, dove il livello di radiazione è aumentato rispetto a quello sulla Terra”.