I primi droni nacquero inizialmente per operazioni o missioni che potevano essere pericolose per un pilota umano. Col tempo ampliarono la loro utilità per scopi commerciali, scientifici, ricreativi e per l’agricoltura. Purtroppo però, come ogni cosa, sono stati impiegati anche per scopi illegali come per il contrabbando, lo spionaggio o addirittura per furti in abitazione, sequestri o rapine.
Così, per complicare la missione a ladri e malfattori, le forze dell’ordine e soprattutto i militari, hanno dato il via a diverse ricerche per distruggere i droni usati per scopi malvagi.
Droni: il testo tratto dal sito ufficiale del Ministero della Difesa
Gli studi che hanno dato vita all’idea anti-spionaggio, fanno parte del Piano Nazionale della Ricerca Militare 2020 dal titolo “RF-DEW Radio Frequency Directed Energy Weapon”. Il progetto prevede 3 fasi della durata di 12 mesi ognuna con un costo complessivo, esclusa l’iva, di 4.332.000 euro.
“Il progetto si propone di sviluppare i blocchi fondamentali per la realizzazione di sistemi RF (Radio Frequency), per applicazioni non letali di alta potenza, in grado di rendere inoffensiva la minaccia (ad esempio sciami di droni autonomi). Il trutto mediante emissione di impulsi: viene impedita la missione avversaria, senza necessariamente arrivare alla distruzione fisica del target.
La sperimentazione in sicurezza delle tecnologie sviluppate sarà consentita dalla realizzazione di una specifica facility. Il progetto si propone, inoltre, di aumentare il know how sui sistemi RF DEW permettendo la valutazione della minaccia di attacchi, con impulsi elettromagnetici di potenza, verso sistemi civili e militari e verso infrastrutture critiche”.
Il resto del testo è pubblicato sul sito del Ministero della Difesa.