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Continua la diatriba tra Apple e Fortnite, con conseguenze possibilmente disastrose per milioni e milioni di utenti. Come già evidenziato in altre occasioni le percentuali per le vendite in-app delle varie applicazioni e giochi presenti sul Play Store e sull’Apple Store sono veramente elevate: esattamente il 30% su ogni transazione. Si tratta di una cifra ridicola se pensiamo ad acquisti di 2 o 3€. Ma se si considera il fatturato di mostri sacri del gaming mobile, come lo è Fortnite, con un fatturato annuo di 17 miliardi di dollari, la percentuale assume tutt’altro aspetto.

 

La sfida di Fortnite al monopolio di Apple e Google

La situazione che ha portato la rimozione di Fortnite dai due store di applicazioni più importanti al mondo è dovuta all’inserimento di una funzione in grado di eludere il pagamento delle percentuali dovute agli store dai quali è stata scaricata l’app. Una mossa da parte di Fortnite che in apparenza sembra un colpo autoinflitto. Ma in realtà, oltre ad aver ottenuto una pubblicità gratuita senza precedenti, si tratta di una mossa che sa di sfida al monopolio degli store in questione. Dopo la rimozione dell’app infatti, Epic (sviluppatrice di Fortnite) ha presentato una causa contro Apple di ben 65 pagine, attaccando l’azienda, rea di richiedere percentuali al di sopra del ragionevole.

Epic non ha avviato solamente una campagna legale contro questa situazione, ma anche una mediatica, che ha visto il lancio di un trailer e dell’hashtag #freefortnite.

Se da una parte questa situazione sembra una battaglia di lotta per la libertà contro l’oppressione, in realtà sembra che Epic stia nascondendo una difesa a spada tratta dei propri interessi personali e dei propri introiti. Una situazione che non potrà che giovare in ogni caso a Epic e Fortnite, dato che si trovano in vendita già i primi dispositivi usati con installato il celebre Battle Royale a prezzi stratosferici.

Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane vi daremo ulteriori informazioni e aggiornamenti sulla delicata situazione, che potrebbe portare ad uno stravolgimento dell’attuale sistema di diffusione e vendita di giochi e applicazioni.

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