Travolta dall’occhio del ciclone scaturito in primo luogo dagli Stati Uniti e poi dal Regno Unito, Huawei ha visto il suo nome inficiato più e più volte a causa degli apparati nelle reti 5G. Capace di esser diventato il capro espiatorio, lo sviluppo di tecnologia inerente alle reti di quinta generazione è costato caro al colosso multinazionale, il quale ha visto persino la revoca dei Google Mobile Services sui dispositivi Android ai fini massimi della sicurezza, evitando così che la Cina potesse infiltrarsi nelle telecomunicazioni e operare spionaggio.
Le pesanti accuse mosse dai Governi, in ogni caso, vedono oggi la loro smentita visto che attraverso dei test indipendenti, gli apparati di Huawei hanno fornito risconto positivo vantando, dunque, di essere sicuri e di non portare con loro nessun tipo di tecnologia da 007.
Operato da GSMA, il test NESAS
(Network Equipment Security Assurance Scheme) ha lo scopo di valutare la sicurezza informatica degli apparati di rete; definito in base ad uno standard collaudato dalla stessa GSMA con 3APP e altri fornitori, operatori, regolatori e partner del mercato delle telecomunicazioni, l’esame conta ben venti categorie di valutazione.Pur non essendo un test obbligatorio, Huawei ha voluto sottoporre all’attenzione di GSMA tutte le sue apparecchiature 5G, persino quelle destinate alle reti core che sotto il profilo della sicurezza sono più sensibili, ottenendo come risconto un giudizio unanime: sono sicure (qui per leggere il verdetto).
Devin Duan, Capo del settore 5G E2E Cybersecurity Marketing della società, ha dichiarato in tal merito che: “Huawei si è sempre concentrata sulla sicurezza informatica basata sulla tecnologia. Siamo lieti di supportare e collaborare attivamente ai test NESAS e invitiamo l’intero settore a promuovere congiuntamente lo sviluppo di un mercato delle comunicazioni mobili più uniforme“.