Batterie di smartphone, tablet e notebook sono soggette ad un rigonfiamento. Questo è un fenomeno abbastanza frequente che può capitare davvero a tutti. L’anomalia risulta abbastanza evidente poiché la batteria, aumentando di dimensioni, riesce a incurvare la zona della tastiera di un notebook o a creare altre situazioni spiacevoli. Molti si chiedono nello specifico da cosa dipende questo fenomeno, scopriamolo di seguito.
Batteria smartphone: perché si gonfia e quali sono i suoi “nemici” principali
Le batterie dei nostri smartphone, come ben sappiamo, non hanno più l'”effetto memoria” delle vecchie batterie e possono essere caricate migliaia di volte. Questo accade diversamente da quelle che erano le batterie nichel-cadmio che “ricordavano” la ricarica precedente. L’ideale per queste batterie sarebbe farle caricare non al massimo e non farle scaricare mai completamente. Per meglio dire, non caricarle mai al 100% e non farle scaricare mai allo 0%. Con iOS 13 infatti, Apple sembra aver imposto la regola del “40-80“, ossia un’autonomia mantenuta sempre tra queste due cifre. Tuttavia, il consiglio generale, che va oltre ai dispositivi Apple, è quello di caricare gli smartphone fino all’85% o poco più.
Questi utilizzi scorretti della batteria causano la generazioni di ramificazioni sull’elettrodo che col tempo possono addirittura andare a forare la barriera di sicurezza tra anodo e catodo. Inoltre, l’abuso delle ricariche rapide, come accennato prima, genera una maggiore difficoltà degli ioni di litio di a dissolversi nell’elettrolita favorendo la formazioni di queste ramificazioni (anche dette dendriti) aumentando la probabilità di cortocircuiti.
In definitiva, la batteria si gonfia quando le reazioni chimiche al suo interno non si completano correttamente e quando la separazione tra gli elettrodi non risulta più adeguata. In situazioni peggiori, l’umidità dell’aria può favorire questo processo, in particolar modo se la membrana di separazione è danneggiata.