Il reddito universale è il principio secondo cui ogni cittadino abbia diritto ad una sovvenzione che gli permetta di soddisfare i propri diritti fondamentali. Nello specifico tutti hanno diritto, in quanto esseri umani, a mangiare, ad una casa e a poter vivere la propria vita nel rispetto del prossimo. Il reddito universale non è una novità, paesi come il Canada e la Finlandia lo hanno già sperimentato.
In Italia invece esiste il reddito di cittadinanza, voluto fortemente dal M5S, una versione light dedicata alle fasce di popolazione meno abbienti che permette l’acquisto di beni di prima necessità. Anche la Germania adesso sembra pronta a compiere il passo successivo. Il progetto prevede una sperimentazione di tre anni su un gruppo di 120 persone a cui verrano versati mensilmente circa 1’200 euro.
Il reddito universale: la decisione della Germania
A portare avanti l’iniziativa del reddito universale un’organizzazione no-profit berlinese. L’esperimento dunque verrà finanziato completamente dalle donazioni dei cittadini e verrà eseguito su un campione estratto a sorte tra la popolazione. La ricerca, che inizierà nel 2021, coinvolgerà in totale 1’500 partecipanti; tra questi 120, di sicuro i più fortunati, percepiranno una rendita mensile di 1’200 euro, gli altri 1’380 invece fungeranno da gruppo di controllo. In ogni caso entrambi i gruppi dovranno, ogni sei mesi, compilare un questionario e partecipare ad un colloquio.
L’obietto di questo vero e proprio esperimento sociale è quello di stabilire quali effetti possa avere sullo stato psicofisico umano la liberazione dal lavoro. Se alcuni considerano questa strada l’unica possibilità percorribile, visti i continui progressi nell’automatizzazione del lavoro, che offre all’individuo la possibilità di realizzarsi, liberando l’uomo dall’impellenza della mera esigenza economica, secondo altri il rischio è di disincentivare la ricerca di un’occupazione; inoltre, se applicato su larga scala, il reddito universale è poco conciliabile con le strutture sociali a cui noi tutti siamo abituati.