Scienza e Tecnologia

Chernobyl: polvere e detriti hanno nascosto un mistero ora svelato

Il disastro nucleare avvenuto a Chernobyl in quella frenetica notte del 26 Aprile 1986 lascia ancora spazio a parecchi interrogativi a distanza di decenni. Il mistero su come gli abitanti locali e del Centro Europa siano riusciti a sopravvivere a condizioni di vita così sfavorevoli è stato svelato solo di recente. Pare che la natura si avvenuta in nostro soccorso. Sarebbe potuta finire molto male anche per noi italiani se non fosse per un fungo magico che è stato in grado di assorbire le radiazioni provenienti dal Reattore 4. Al momento nella nostra area siamo assoggettati soltanto all’1% degli agenti nocivi. Ecco perché.

 

Chernobyl: siamo vivi per merito di un fungo

Quello che i biologi hanno classificato come Cladosporium sphaerospermum è un fungo spontaneo cresciuto attorno all’area di contaminazione al confine tra Ucraina e Bielorussia. Grazie alle sue proprietà auto-riparanti ed auto-rigenerative ha potuto prosperare per oltre 34 anni con lo scopo di schermare l’ambiente dagli effetti nocivi del disastro Chernobyl

. La sua potenzialità si configura nella proprietà di mitigare le radiazioni secondo quanto espresso nel nuovo articolo riportato sul New Scientist.

Utilizzato per valutare i suoi effetti sui soggetti esposti ai campi radioattivi viene usato oggi anche a bordo della Stazione Spaziale ISS. Secondo gli scienziati, infatti, appena 21 centimetri di questo micro agente biologico sarebbero sufficienti per assorbire un intero anno di radiazioni su Marte. A tal proposito il team riporta:

“È già stato in grado di assorbire i dannosi raggi cosmici sulla Stazione Spaziale Internazionale. Potrebbe essere potenzialmente utilizzato per proteggere le future colonie di Marte”.

Clay Wang dell’Università della California del Sud ha concluso confermando che:

“I progressi nell’uso dei poteri dei funghi per scopi medicinali sono stati graduali, ma sono stati potenziati negli ultimi anni da uno studio in corso che ne ha visto inviare campioni nello spazio. Coltivandolo nella Stazione Spaziale Internazionale, dove il livello di radiazione è aumentato rispetto a quello sulla Terra”.

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Pubblicato da
Domenico