Il disastro di Černobyl‘ continua ancora oggi ad avere i suoi rivolti sulla vita umana e sulla flora e la fauna. A distanza di più di 30 anni da quella notte di aprile, la centrale nucleare e l’intera zona rossa adiacente rappresentano ancora un punto di interesse altissimo, tanto da spingere scienziati e turisti ad interagire con esso. Più comunemente chiamato Chernobyl, il complesso presso cui il reattore numero 4 è esploso è oggi rivestito da una cupola al fine di trattenere le radiazioni quanto più possibile, ma è possibile che della vita si sia sviluppata in egual modo?
Grazie alle ultime ricerche effettuate sul luogo, gli scienziati hanno potuto indicare una forma di vita eccezionale che riesce a persistere proprio grazie alle radiazioni. Contrariamente all’uomo che morirebbe, questa forma vivente invece si nutre dei residui del disastro nucleare rappresentando una risorsa incredibile.
Partendo, anzitutto, dal fatto che si sta parlando di una specie di fungo (Cladosporium sphaerospermum), le applicazioni di quest’ultimo nell’esplorazione spaziale potrebbero giovare le scoperte dell’uomo. Utilizzare questa risorsa per costruire dei veri e propri scudi, dunque, potrebbe concedere all’uomo quella protezione in più finora desiderata ma mai ottenuta così da permette lui di esplorare più a fondo lo spazio ch ci circonda. Solo sulla stazione spaziale, infatti, gli astronauti sono soggetti a radiazioni fino a venti volte più forti di quelle di Chernobyl: sviluppare un nuovo meccanismo di difesa sembra essere all’ordine del giorno.