Nuove scoperte e nuove frontiere si stagliano all’orizzonte di questa travagliata lotta al Coronavirus.
L’esigenza di trovare metodi diagnostici quanto più rapidi e poco invasivi possibili ha determinato la necessità di esplorare nuove prospettive, che inizialmente non si erano neppure considerate.
Come nel caso di Huawei, che in collaborazione con Voicewise – spin-off dell’Università di Roma Tor Vergata – sta sperimentando una strategia di diagnosi davvero interessante, che prevede l’impiego dell’Intelligenza Artificiale e che potrebbe dare i suoi frutti a breve.
Non solo diagnosi, ma anche monitorare l’andamento dell’infezione sarà possibile con questa inusuale strategia: l’obiettivo è quello di ricercare la presenza di particolari biomarcatori della voce nel caso di infezione da Covid-19 (che verrebbero riconosciuti da algoritmi di AI) e di impiegarli per individuare soggetti infetti.
L’aspetto singolare, fra l’altro, è che si è già passati alla sperimentazione clinica: il via alla fase successiva è stato dato in tre poli diversi, ossia l’ospedale dei Castelli di Roma, il parco tecnologico Technoscience di Latina e il policlinico fondazione San Matteo di Pavia.
Ma come si farebbe, materialmente? L’idea è molto semplice: basterà scaricare l’app dedicata – attualmente in fase di lavorazione – e programmata per riconoscere le inflessioni della voce attraverso specifici algoritmi, così da effettuare una diagnosi immediata e poco invasiva, o quantomeno inserire il sospetto diagnostico per poi passare alle successive fasi di controllo ed eventuale conferma del sospetto.
Per la fase di sperimentazione sono impiegati smartphone e tablet Huawei di ultima generazione, forniti dalla stessa azienda celermente perché il progetto ha origini ben più lontane di quanto si possa immaginare, e affonda le sue radici in un piano futuristico avviato nel 2009.