Negli ultimi mesi i contatti fisici sono stati ridimensionati dall’arrivo del Coronavirus e dalle recenti disposizioni governative in materia di distanziamento sociale. Lo smart working ha subito un’impennata così come la compravendita online per le varie piattaforme. Da tempo le piattaforme digitali sono diventate il mezzo preferenziale per i contratti a distanza. In tal caso hanno pieno valore legale. Basta un messaggio per asserire la fattibilità di un accordo che vale al pari di una firma su un pezzo di carta. Recedere, in tal caso, è decisamente complesso. Ecco che valore hanno i messaggi WhatsApp.
Come le PEC rappresentano una prova legale al pari di una raccomandata anche le chat WhatsApp sono da considerarsi come carta stampata controfirmata e certificata. Poco rilevanti sono invece le normali email e gli SMS nonostante la Sentenza n.5141/19 abbia riconosciuto il valore probatorio dei messaggini standard.
Diverso, invece, quanto espresso dalla Corte di Cassazione con la Sentenza n. 19155/19 che per i contratti WhatsApp ha stabilito un diverso valore di giudizio. L’onore della prova, infatti, spetta alla parte contro cui vengono utilizzate. Sta a costoso dimostrare la non veridicità delle affermazioni iniziali.
In conclusione possiamo affermare che bisogna fare attenzione a WhatsApp in quanto potrebbe avere più peso di quanto si possa inizialmente credere. Una risposta affrettata e non ponderata può costare parecchio in relazione all’acquisizione di beni materiali, servizi e prestazioni. Anche in condizioni di apparente informalità prendiamoci un attimo prima di decidere cosa rispondere. Potrebbe anche trattarsi di una truffa che rientra nel contesto del vishing. Occhi ben aperti.