Una catastrofe grave quanto quella accaduta a Chernobyl nell’aprile del 1986 (mese in cui il reattore 4 implose rilasciando nell’aria enormi quantità di radiazioni tossiche) avrebbe dovuto seminare nell’ambiente ingenti quantità di materiale radioattivo. Ciò invece, per quanto possibile “si è limitato” più del necessario. Ad oggi la situazione è in netto miglioramento nonostante qualche traccia rimasta di sostanze radioattive. Secondo alcuni esperti “si tratta di concentrazioni che non hanno alcun effetto dannoso su ambiente e popolazione, ma è importante conoscerle”. Anche la ricercatrice Katrin Meusburger ha voluto tranquillizzare la popolazione dichiarando: “Sapere come varia sulla crosta terrestre il livello di radioattività è sempre importante anche per vedere differenze dovute a eventuali incidenti nucleari. Bisogna sapere quali sono le zone dove ci sono più elevate concentrazioni di radionuclidi. È importante per gli effetti sul ciclo vitale degli esseri umani. In quelle aree potremmo non coltivare o non far pascolare, ma questo problema riguarda solo l’area di Chernobyl”.
La verità è che molte persone sono sopravvissute grazie ad un fungo innocuo e sconosciuto nato tra Ucraina e Bielorussia e denominato Cladosporium sphaerospermum. Tale organismo spettacolare è dotato di proprietà auto-riparanti ed auto-rigenerative in grado di proteggere l’ambiente dagli effetti nocivi del disastro Chernobyl.
Clay Wang dell’Università della California del Sud ha infine affermato: “I progressi nell’uso dei poteri dei funghi per scopi medicinali sono stati graduali. Essi sono stati potenziati negli ultimi anni da uno studio in corso che ne ha visto inviare campioni nello spazio. Coltivandolo nella Stazione Spaziale Internazionale, dove il livello di radiazione è aumentato rispetto a quello sulla Terra”.