Il disastro nucleare di Chernobyl fa ancora discutere dopo oltre un trentennio di menzogne, fatti ed ipotesi culminate nelle raccapriccianti immagini dei droni. Ad ogni modo, non hanno detto e svelato proprio tutto.
Abbiamo scoperto l’esistenza della Foresta Rossa, divenuta tale a causa dell’intensa attività radiomagnetica dovuta alle radiazioni ionizzanti diffuse a partire dal nocciolo del Reattore 4. Dalle clip di una serie TV divenuta famosa grazie alla pubblicazione degli episodi su Netflix abbiamo approfondito la questione e definito le responsabilità. Ma c’è qualcosa di nuovo che non è stato finora riportato nei fascicoli e tra gli stream della docu-serie. Ecco quali sono le ultime novità dopo le indagini.
Chernobyl: potremmo essere tutti morti, ecco perché poteva andare molto peggio
L’intensità dell’esplosione localizzata al confine tra Ucraina e Bielorussia è stata tale da compromettere la stabilità degli ecosistemi circostanti fino al vicino Centro Europa. Al confine est di Berlino, in Polonia e persino nel Nord Italia si trovano ancora oggi tracce radioattive che con ogni probabilità sono state limitate all’1% (ultimi rilevamenti) dalla presenza di un fungo misterioso cresciuto là dove la vita ha cessato di progredire nel suo naturale decorso.
Si chiama Cladosporium sphaerospermum il nuovo micro sistema biologico responsabile del naturale assorbimento radioattivo. Detto in altri termini, potrebbe essere merito di questo fungo se siamo ancora vivi e vegeti. Tra le pagine del New Scientist si riporta un estratto delle dichiarazioni ufficiali fatte pervenire dagli scienziati che per primi sono stati reduci dalla scoperta:
“È già stato in grado di assorbire i dannosi raggi cosmici sulla Stazione Spaziale Internazionale. Potrebbe essere potenzialmente utilizzato per proteggere le future colonie di Marte”.
Un organismo in grado di replicarsi e ripararsi in modo autonomo. Può fungere da inibitore per le radiazioni e contrastare l’insorgere delle patologie degenerative dovute all’esposizione degli agenti ionizzanti. Si pensa che da Chernobyl provenga la soluzione alla colonizzazione di Marte visto che una quantità minima di questo fungo può assorbire le radiazioni su Marte create in un intero anno solare.
Clay Wang dell’Università della California del Sud ha concluso confermando che:
“I progressi nell’uso dei poteri dei funghi per scopi medicinali sono stati graduali, ma sono stati potenziati negli ultimi anni da uno studio in corso che ne ha visto inviare campioni nello spazio. Coltivandolo nella Stazione Spaziale Internazionale, dove il livello di radiazione è aumentato rispetto a quello sulla Terra”.