chernobyl Si pensa che il mistero Chernobyl si sia risolto dopo le immagini dei droni e la ricostruzione dei fatti replicata in maniera impeccabile da HBO e Sky con la pubblicazione dei nuovi episodi Netflix dell’omonima mini serie televisiva. Ma oltre la documentazione e tutto ciò che ne è seguito negli anni continuano le clamorose scoperte all’interno di una città fantasma che lascia un senso di profonda desolazione.

Gli scienziati impegnati nelle ricerche hanno rinvenuto qualcosa che i quadricotteri a motore non erano riusciti a carpire. Oltre la Foresta Rossa e la zona di contenimento c’è dell’altro. Un fungo. Esatto, un micro sistema biologico che a quanto pare ha consentito di limitare le radiazioni ben oltre le aspettative. Gli ultimi rilevamenti fatti nel Centro Europa ed anche in Italia hanno confermato una bassa incidenza radioattiva (circa 1%). Il merito, a quanto sembra, potrebbe essere proprio del Cladosporium sphaerospermum. Potrebbe essere proprio lui ad averci salvato la vita. Entriamo nel dettaglio.

 

Chernobyl: siamo salvi e vegeti grazie al fungo misterioso

In grado di replicarsi e ripararsi in modo del tutto autonomo. Queste sono le sue proprietà biologiche con un ruolo che si può ricondurre a “spugna per radiazioni“. Ha assorbito le scorie nocive durante tutti questi anni. Talmente persistente e potente da essere valutato come soluzione alla colonizzazione di Marte da un team di esperti appartenenti alle file della prestigiosa ISS. A bordo della stazione spaziale, infatti, si valutano io suoi effetti benefici sui malati di cancro e sull’equipaggio.

All’interno del New Scientist si riporta un estratto delle dichiarazioni ufficiali degli scienziati impegnati nella missione. Qui si può leggere:

“È già stato in grado di assorbire i dannosi raggi cosmici sulla Stazione Spaziale Internazionale. Potrebbe essere potenzialmente utilizzato per proteggere le future colonie di Marte”.

Clay Wang dell’Università della California del Sud ha concluso confermando che:

“I progressi nell’uso dei poteri dei funghi per scopi medicinali sono stati graduali, ma sono stati potenziati negli ultimi anni da uno studio in corso che ne ha visto inviare campioni nello spazio. Coltivandolo nella Stazione Spaziale Internazionale, dove il livello di radiazione è aumentato rispetto a quello sulla Terra”.

FONTEilfattoquotidiano
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