Il 9 marzo 2020 due passeggeri di un Boeing 737 partito da Tel Aviv e diretto a Francoforte scoprirono di avere il Covid-19. Eppure di positivi in quel volo ve ne erano ben 7, i quali facevano per giunta parte di un gruppo di 24 turisti. Molto strano pensare che solo alcuni di questi avevano riscontrato il virus. Ciò ha dato vita ad uno studio pubblicato sul sito specializzato Jama Network Open, il quale ha affrontato la bassa probabilità di restare contagiati in volo da un passeggero positivo.
Per arrivare a questa conclusione, i virologi dell’ospedale universitario di Francoforte, autori della ricerca, hanno rintracciato poco più di un mese tutte le persone che erano in quel volo (78, oltre ai 24 del gruppo), ottenendo risposta da 71 di loro. L’indagine partiva dal dato confermato non soltanto dei 7 già positivi a bordo
, ma anche di altri 7 membri della comitiva con il virus qualche giorno dopo. Ebbene tra i 71 intervistati i soggetti infettati sono stati solo 2 (7 e 9 settimane dopo).Ecco quindi le due teorie estratte dagli studi. La prima dichiara che l’esposizione al coronavirus è maggiore per chi è seduto entro due file da uno dei positivi (cosa che è accaduta in questo volo). La seconda ha presupposto che il flusso d’aria a bordo — verticale, riciclata ogni 2-3 minuti e ripulita con filtri Hepa in grado di catturare il 99,97% dei microrganismi — potrebbe ridurre il tasso di trasmissione del Coronavirus.
Ad ogni modo se tutti avessero indossato la mascherina, le probabilità di riscontrare il virus sarebbero nettamente diminuite.