Tra gli strumenti più utilizzati del Ventunesimo secolo non si può non citare il conto corrente. Un deposito virtuale di denaro a disposizione del cliente in qualsiasi momento, al netto di alcune limitazioni, che può essere impiegato nell’immediato per operazioni di pagamento, prelievo, trasferimento.
E diverrà sempre più importante nei prossimi anni: con le nuove Leggi di Bilancio sono stati introdotti provvedimenti per incentivare i pagamenti con carta o bancomat, perché tracciabili, e sono state disposte delle multe per i commercianti che non consentono di pagare con il POS. Il tutto nell’ottica di una drastica riduzione dell’evasione fiscale.
Al contempo, però, bisognerebbe stare ben attenti al denaro depositato. In appena 5 anni, una somma – ad esempio – di 1.000 euro può arrivare a valere appena 180 euro, senza che ve ne accorgiate. Vi chiedete come sia possibile? In questo articolo troverete risposta.
Soldi sul conto, perché non conviene tenerli depositati
Il primo motivo per cui il denaro diminuisce nel tempo, anche se potrà sembrare banale, è la perdita di valore dello stesso. A causa dell’inflazione, una somma di denaro impiegata nell’acquisto di un determinato bene potrebbe non essere sufficiente a comprare lo stesso bene, un domani. In soldoni, se con 2 euro oggi si riesce ad acquistare 1 kg di pane, tra qualche anno lo stesso kg di pane costerà 2,20 euro, e non sarà più possibile comprarlo con sole 2 euro. Il denaro ha perso potere d’acquisto.
Oltre all’inflazione, ci sono altri fattori che vanno ad agire materialmente sul denaro depositato. Le commissioni per il servizio e l’imposta di bollo gravano sul deposito, facendo scendere nel tempo il saldo sul conto. Anche ammettendo che non vi siano tassi d’interesse annuali sulle somme depositate, il conto è soggetto quindi all’imposta di bollo annuale pari a 34,20 euro, ad un costo medio di gestione calcolato attorno ai 145 euro – ma che può variare in base alla banca di riferimento – e ad un’inflazione media annua dello 0,7% in Italia (dato del momento attuale, ma il target della BCE corrisponde al 2%).
A questi va aggiunto il mancato guadagno che proverrebbe dall’eventuale investimento di queste somme, che si può attestare su somme che vanno dall’1,1 al 4% circa.