Obsoleta in 3 anni: è questo “l’anatema” che sta per abbattersi sulla moneta tradizionale, che nel giro di pochi anni potrebbe essere soppiantata completamente – almeno su larga scala – dalle criptovalute.
E gli istituti bancari che non si adegueranno a questo cambiamento rischiano di essere spodestati dalle banche che invece si apriranno a questa opportunità (la quale in realtà rappresenta l’unica via per la non estinzione).
A dirlo, già nel 2017, era Tim Draper, il miliardario coinvestitore in società del calibro di Skype, Tesla e Twitter e che nel 2014 acquistò ben 30.000 bitcoin per meno di 20 milioni di dollari, un capitale che è aumentato esponenzialmente negli anni e che ora vale 215 milioni.
Le valute fiat – ossia le monete tradizionali – “non avranno più motivo d’esistere”, secondo Draper. “Le criptovalute diverranno riserve di valore e agenti di trasferimento della ricchezza“, continuava, e dopo 3 anni da queste affermazioni, possiamo soltanto confermare questa intuizione.
Le criptovalute sostituiranno la moneta: gli Stati non sono pronti, ma i privati sì
L’idea della banca tradizionale sta perdendo sempre più valore. Presto a contare saranno le “banche universali“, ossia quegli istituti di credito che offriranno servizi finanziari trattando sia con le criptovalute sia con le valute fiat.
Per molti cittadini, dunque, è arrivato il momento di acquisire le conoscenze e gli strumenti necessari per affrontare questo cambiamento, così come anche le banche, se non vorranno andare incontro ad una prematura morte finanziaria.
Per giunta, le criptovalute potrebbero rappresentare una soluzione concreta per l’evasione fiscale: l’analisi di strumenti di pagamento digitali, il controllo delle transazioni e le indagini su questi metodi per effettuare spostamenti di denaro sono molto più semplici da effettuare rispetto a quelle su denaro contante.