La teoria vedeva nel grafene una possibile fonte di energia, vista la sua capacita incresparsi per trattenere l’energia. Tuttavia questa tesi si scontava apertamente con le affermazioni di Richard Feynman che non credeva che il moto browniano, questo il nome del fenomeno, potesse funzionare. I ricercatori hanno invece scoperto come a temperature abiette il movimento termico del grafene sia in grado di generare una corrente alternata in un circuito.
L’esperimento del team, guidato da Paul Thibado, professore di fisica, non solo ha dimostrato la bontà della teoria; come dichiarato dal coautore della scoperta Pradeep Kumar: “Abbiamo anche riscontrato il comportamento on-off dei diodi, simile a un interruttore, amplifica davvero la potenza fornita, anziché ridurla, come si pensava in precedenza. La velocità di cambiamento nella resistenza fornito dai diodi aggiunge un fattore extra alla potenza”.
Le nuove scoperte del team di Thibado potrebbero portare alla produzione di: “Un circuito per la raccolta dell’energia basato sul grafene” e che “Potrebbe essere integrato in un chip per fornire energia pulita, illimitata, e a bassa tensione a piccoli dispositivi e sensori“. A questo punto la sfida sarà riuscire a produrre una batteria a bassa potenza sfruttando il grafene.