Senza ombra di dubbio, almeno allo stato iniziale, l’attenzione nei primi mesi di emergenza Covid-19 era incentrata principalmente sugli ospedali. Molti si domandavano se questi fossero in grado o meno di ospitare tutti i pazienti e di curarli salvandogli la vita. Un’altra cosa certa è che la pandemia ha sicuramente avuto un impatto psicologico da non prendere sotto gamba, il quale negli studi scientifici sembra emergere sempre di più.
Uno dei più recenti, pubblicato anche sulla rivista JAMA Internal Medicine, ha riscontrato un vero e proprio picco di ricerche sul motore di ricerca più famoso al mondo Google. Le domande erano principalmente legate ad ansia e panico tra marzo e aprile 2020. Un aumento di domande legate a stress e salute mentale di questo tipo non si vedevano da quasi 16 anni.
I ricercatori dell’Università della California a San Diego, insieme ai colleghi della Johns Hopkins University, del Barnard College e dell’Institute for Disease Modeling, hanno analizzato varie chiavi di ricerca su Google. Tra queste figuravano “attacchi di panico“, “attacchi di ansia” effettuate negli USA dall’inizio del 2004 al maggio del 2020. Molto spesso, tra le domande più viste, c’erano diciture del tipo: “sintomi attacco di panico” oppure “sto avendo un attacco di panico“?
Il fenomeno è stato studiato ampiamente dal team statunitense essendo che è davvero molto comune. In special modo sembra esserlo in situazioni di stress acuto e prolungato, come quello legato appunto alla pandemia. Situazione difficile, anche perché gli stati d’ansia potrebbero portare a depressione e risultano socialmente contagiosi. Vedere una persona in ansia potrebbe far alzare il nostro livello di cortisolo, e quindi ci troviamo anche noi automaticamente in uno stato ansioso.
Nei primi 60 giorni della pandemia, negli USA, si sono registrate 3 milioni e mezzo di ricerche totali su Google riguardanti gli stati d’ansia. L’impennata maggiore è stata rilevata tra il 16 marzo e il 14 aprile, quando tutto ciò che riguardava la dicitura “ansia” è aumentata del 17% rispetto ai valori medi registrati negli scorsi 16 anni.
“La salute mentale è una cosa fondamentale” dicono gli autori dello studio, che continuano “un attacco di panico non va preso alla leggera perché può condurre qualcuno al Pronto Soccorso con difficoltà respiratorie, tachicardia, dolore al petto e una sensazione intensa di paura”. Inoltre, gli stessi esortano al miglioramento dei servizi di assistenza, anche quelli effettuati a distanza.