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Auto a idrogeno addio: ecco perché è meglio dimenticarsele

Tante sono state le promesse negli anni circa l’uscita vigorosa sul mercato delle auto a idrogeno. Nel lontano 2003, la European Hydrogen and Fuel Cell Technology Platform, un’organizzazione sponsorizzata dall’Unione Europea, fece una stima dicendo che nel 2020 avrebbero circolato 5 milioni di auto a idrogeno. Bush, allora presidente degli Stati Uniti, disse che le auto a idrogeno sarebbero state le stesse di quelle a benzina entro il 2010. Schwarzenegger, allora governatore della California, promise che nel 2010 ci sarebbero state autostrade piene di distributori a idrogeno.

Fino a questo momento, le cose sembrano essere nettamente differenti. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, nel 2018 le auto a celle combustibile (ossia a idrogeno) che circolavano nel mondo erano solo 11.200 contro i 5,1 milioni di auto elettriche a batterie. Negli ultimi due anni, inoltre, il mercato delle auto a idrogeno è rimasto piatto, mentre quello delle auto elettriche è continuato a crescere in maniera esponenziale.

Le case automobilistiche stentano a puntare sulle auto a idrogeno, prendendo maggiormente in considerazione invece la produzione di auto elettriche. Ciò è stato fatto da Mercedes, Form e GM, le quali hanno addirittura abbandonato le loro progettazioni in merito. Nel mondo ci sono solo tre modelli di auto a idrogeno, due giapponesi, la Toyota Mirai e la Honda Clarity, e una sudcoreana, la Hyundai Nexo. Hyundai inoltre ha cercato di promuovere la vendita della sua auto a idrogeno tramite uno spot fatto in collaborazione della famosa band k-pop BTS. Tuttavia, sembra che i risultati siano stati ugualmente scarsi.

Dunque, possiamo capire che il progetto non è andato proprio bene, almeno per il momento. Ci sono tre problematiche principali per cui le auto a idrogeno non sfondano nel mercato attuale: la produzione, le infrastrutture e la convenienza.

Auto a idrogeno: i vari tipi di materiale

Ci sono alcune cose da sapere sull’idrogeno. Quella da cui possiamo cominciare è quella che il materiale allo stato puro non si trova nell’ambiente, bensì in sostanze specifiche come acqua, gas naturale o petrolio. Dunque, da come possiamo intuire, dobbiamo ottenerlo, e per farlo i metodi sono più o meno dannosi per l’ambiente. Il più comune in assoluto è definito “reazione di riforming con vapore” o anche “grigio“. Questo è il più economico da produrre e può arrivare a costare circa 1,5 dollari al chilo.

Al secondo posto c’è l’idrogeno “blu“, il quale è leggermente più costoso da produrre ed ha una lavorazione diversa. Questo può arrivare a costare circa 3,5 dollari al chilo.

Infine, c’è l’idrogeno “verde” che è quello che crea maggiore interesse. Questo si crea a partire da un processo di elettrolisi tramite una macchina che si chiama elettrolizzatore. Questo processo deve avvenire tramite energia elettrica e deve essere prodotto da fonti rinnovabili per definirsi realmente “verde”. Tuttavia, qui il costo si alza sensibilmente: si aggira tra i 4 e gli 8 dollari al chilo

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Auto a idrogeno: i grandi investimenti che andrebbero fatti

Gli investimenti per produrre energia con l’idrogeno a livelli alti dovranno essere tanti e fatti oculatamente. Proprio qualche giorno fa, BloombergNEF ha effettuato un’analisi dei progetti per l’economia all’idrogeno che sono contenuti nel Green Deal europeo. Il suddetto piano della Commissione europea risulta essere molto ambizioso, puntando a ridurre a zero le emissioni nette entro il 2050.

Andando più nel dettaglio, il piano comprende anche due documenti pubblicati a luglio, i quali parlano di una strategia per la produzione di idrogeno verde in larga scala. Sono previsti degli investimenti davvero enormi, e l’obiettivo è quello di portare la potenza degli elettrolizzatori a 500 Gigawatt. Per fare ciò, gli investimenti in elettrolizzatori, aumento di produzione di energia rinnovabile, costruzione infrastrutture, stoccaggio e fornitura sul territorio sono davvero enormi. Ha stimato l’UE, che in tutto si va dai 320 ai 458 miliardi di euro da qui a 10 anni.

 

C’è convenienza in tutto ciò?

Per fare entrare l’idrogeno nel mix energetico, quindi, c’è bisogno di davvero tanta energia da fonti rinnovabili e investire molto denaro in infrastrutture nuove. Ma conviene? In alcuni casi sembra di no: proprio perché per produrre idrogeno verde serve energia elettrica, le leggi della termodinamica ci dicono che la quantità di energia generata da quell’idrogeno sarà sempre minore dell’energia utilizzata per produrlo. Quindi, in molteplici situazioni, è molto meglio usare direttamente l’energia elettrica.

Questi veicoli non hanno neanche caratteristiche migliori rispetto a quelli elettrici a batteria: non hanno maggiore autonomia, non sono più leggere, hanno meno accelerazione e velocità massima, meno spazio nel bagagliaio e costano il 20% in più. A tutto ciò, si aggiunge anche il prezzo di manutenzione, che è molto alto.

C’è anche un fattore di inefficienza in tutto ciò: BloombergNEF ha calcolato che un’auto elettrica per percorrere 100 chilometri ha bisogno di 25 kWh di energia. Un’auto a idrogeno a bisogno di 50 kWh di energia, considerando i costi di elettrolisi, compressione, trasporto, stoccaggio e riconversione dell’idrogeno. Scrive BloombergNEF: “per metterla semplice, le auto a idrogeno sono efficienti la metà delle auto elettriche a batteria, e non c’è una ragione fisica per pensare che questo cambierà”.

In altri casi, seppur pochi, l’idrogeno conviene: la fonte di energia generata dall’idrogeno può definirsi pulita con caratteristiche uniche, una di queste è che può essere stoccato e conservato ovunque, cosa davvero impossibile per l’energia elettrica in questo momento. Secondo l’Hydrogen Council, un gruppo di lobby a Bruxelles, entro il 2050 l’idrogeno potrebbe soddisfare il 18 per cento del fabbisogno mondiale di energia.

Infine, la bilancia pende più dalla parte della non convenienza, poi starà a voi decidere se è sarà opportuno acquistare un’auto a idrogeno o meno.

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Pubblicato da
Christian Savino