A breve i controlli fiscali riprenderanno a pieno regime. Nonostante il nuovo dpcm abbia esteso il periodo di tolleranza fiscale fino a fine anno – precisamente al 31 dicembre 2020 – dopo questo periodo l’Agenzia delle Entrate tornerà pienamente in attività con l’invio di cartelle esattoriali, e potrà esigere i pagamenti le cui scadenze sono state fino ad ora prorogate per venire incontro ai contribuenti.
L’emergenza Coronavirus e il lockdown hanno infatti determinato una crisi economica che ha impattato soprattutto sui piccoli proprietari e imprenditori.
Ma fino a che punto può arrivare il Fisco negli accertamenti? Ad esempio, nel caso delle aziende, si potrebbe procedere a controlli su effetti personali dei lavoratori dipendenti, come il computer?
A questa domanda è possibile rispondere, ma prima andrebbe considerata la casistica in cui una simile eventualità possa verificarsi.
Uno degli strumenti con cui il Fisco procede nella lotta all’evasione fiscale corrisponde al cosiddetto accertamento induttivo, un procedimento con cui l’Agenzia delle Entrate determina il reddito d’impresa senza affidarsi al bilancio o alle scritture contabili (perché magari assenti o inattendibili), bensì basandosi su “presunzioni super semplici“.
Un tipo di presunzione super semplice consiste nel considerare inattendibili anche gli altri dati contabili forniti dall’azienda, nel momento in cui i primi dati analizzati risultino non attendibili o non veritieri.
In quest’ottica, l’amministrazione finanziaria può decidere di non valutare affatto i dati forniti dall’azienda e determinare l’imponibile sulla base di elementi “puramente indiziari”. E dove scovare questi indizi? E’ possibile andarli a ricercare proprio sui pc dei dipendenti.
Pertanto è possibile per il Fisco effettuare controlli sul pc del dipendente, qualora fosse necessario.