Il disastro nucleare di Chernobyl non può esser dimenticato: chi trent’anni fa lo ha vissuto sia direttamente che indirettamente ricorda bene i fatti, i quali a distanza di tempo ancora mostrano i loro risultati. Nonostante il 1986 sia lontano dai giorni odierni, le radiazioni che hanno contaminato la zona adiacente all’impianto nucleare non passano inosservate e rappresentano un punto, assieme a tutta la storia, di interesse sia “turistico” che scientifico.
Nel corso degli anni sono numerose le equipe scientifiche che si sono dedicate allo studio dei fenomeni radioattivi e oggi, grazie all’avanzamento tecnologico, farlo in sicurezza è possibile.
Chernobyl: arriva il cane robotico in grado di rilevare le radiazioni
Tra gli ultimi arrivati sul territorio ucraino vi è proprio lui: Spot, il cane robotico. Sviluppato e progettato dal gruppo Boston Dynamics, esso è stato inviato sul luogo del disastro dall’Università di Bristol per condurre nuove analisi. Vista la pericolosità dell’esplorare alcune determinate zone, l’aiuto di Spot potrà essere molto più che rilevante: permetterà agli studiosi di capire il livello di radiazioni in determinate zone, senza mettere a repentaglio delle squadre.
Spot, inoltre, non è l’unico arrivato: ulteriori robot sono stati inviati in Ucraina per poter sorvegliare l’area. Come già riportato in precedenza, l’utilizzo dei droni è andato pian piano aumentando diventando, attualmente, una chiave per monitorare l’area nel suo complesso. Stando alle ultime informazioni, infine, Spot avrebbe già condotto delle rilevazioni, ma purtroppo i dati estrapolati non sono stati ancora condivisi con la comunità online. Il livello di radiazioni sarà ancora troppo alto?