L’Autorità garante della concorrenza e del mercato, anche detta Antitrust, ha recentemente avviato un’istruttoria contro Google, ipotizzando che essa si rea di abuso di posizione dominante. La società, controllata da Alphabet Inc, secondo l’Antitrust “avrebbe violato l’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea per quanto riguarda la disponibilità e l’utilizzo dei dati per l’elaborazione delle campagne pubblicitarie di display advertising, lo spazio che editori e proprietari di siti web mettono a disposizione per l’esposizione di contenuti pubblicitari”.
Inoltre, ha continuato dicendo: “Nel cruciale mercato della pubblicità online, che Google controlla anche grazie alla sua posizione dominante su larga parte della filiera digitale, l’Autorità contesta alla società l’utilizzo discriminatorio dell’enorme mole di dati raccolti attraverso le proprie applicazioni, impedendo agli operatori concorrenti nei mercati della raccolta pubblicitaria online di poter competere in modo efficace”.
L’Antitrust ha intenzione di investigare fino in fondo sulla condotta di Google
Questi dati sono sicuramente rilevanti ai fini di un’istruttoria, ma Google ha a sua disposizione molti strumenti utili a ricostruire il profilo dei soggetti a cui sono indirizzati i messaggi pubblicitari. Trattasi del sistema operativo mobile Android, installato su una grossa parte degli smartphone del nostro Paese, del broswer più ambito e usato Chrome, dei servizi di cartografia e di navigazione Google Maps, Waze e di tutti gli altri servizi di Google, come Gmail, Docs, Drive, YouTube e Sheet.
Le condotte di Google saranno oggetto di investigazione profonda da parte dell’Antitrust, poiché queste potrebbero avere un impatto sulla concorrenza nei diversi mercatii concernenti il digital adversiting con ricadute sui competitor e consumatori. La non presenza di concorrenza nell’intermediazione del digital adversiting, di fatto, porterebbe ad una riduzione delle risorse destinate ai produttori di siti web a agli editori. In questo modo, non si farebbe altro che abbassare la qualità dei contenuti diretti ai clienti finali. L’assenza di una competizione basata sui meriti, inoltre, potrebbe non invogliare l’innovazione tecnologica.