Il saturimetro è uno strumento in grado di individuare il rischio di polmonite (una delle conseguenze più temibili del coronavirus). Proprio per questa ragione, con l’aumento incessante dei casi di Covid-19 in tutta Italia, Luca Richeldi (pneumologo primario all’ospedale Gemelli di Roma, presidente della Società italiana di pneumologia e membro del Cts), ha sottolineato l’importanza di tale oggetto nelle case degli italiani. Ma perché questo potrebbe salvarci? La risposta è scritta nel paragrafo sottostante.
Noto anche come pulsosimetro od ossimetro, il saturimetro è dunque un dispositivo medico che permette di misurare il grado di saturazione di ossigeno dell’emoglobina presente nel sangue arterioso periferico (definita con la sigla “SpO2”). È bene tenere a mente che i valori di ossigeno superiori al 95% sono considerati nella norma. Valori inferiori invece indicano che il paziente è in uno stato di ipossiemia
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Più dettagliatamente il saturimetro è una sonda solitamente a forma di pinza che effettua la misurazione a contatto con il soggetto (attraverso il dito di una mano, il lobo dell’orecchio e il piede nel caso dei neonati). L’uso di tale strumento è semplice. Dopo averlo acceso, si deve posizionare la sonda su una di queste parti del corpo, ed una volta avviata la misurazione, il risultato comparirà sul monitor.
Gli svantaggi del dispositivo medico si presentano solo nel caso in cui vi sia: vasocostrizione periferica, movimenti del paziente, anemia, presenza di blu di metilene nel circolo ematico. Un limite importante del saturimetro è quello di non riuscire a riconoscere ìossiemoglobina (emoglobina legata all’ossigeno) da carbossiemoglobina (emoglobina legata al monossido di carbonio). Pertanto una persona con un’intossicazione da tale composto tossico, potrebbe manifestare livelli di saturazione di ossigeno normali, quando in realtà non è così.