Sono da sempre un grande fan della realtà virtuale. Dopo aver seguito i suoi sviluppi iniziali e aver acquistato i miei primi visori, sono arrivato finalmente a questo Oculus Quest 2, che garantisce un prodotto veramente per tutti. Certo, i compromessi non mancano, ma fino a quando per usufruire di questa novità si dovrà disporre di computer molto potenti e costosi, cavi che passano ovunque, il decollo della realtà virtuale sarà sempre più rimandato. Attualmente la serie Quest di Oculus è una delle poche, se non l’unica, che cerca di puntare ad una fascia di pubblico decisamente ampia, senza concentrarsi esclusivamente sui gamer più appassionati.
Anche perché, chi ha già avuto modo di provare la realtà virtuale lo sa bene, è l’esperienza che conta, e non le specifiche tecniche. Ma scopriamo insieme nella recensione approfondita i pregi e i difetti della seconda generazione del Quest.
All’interno della scatola troviamo il visore, i due controller wireless e un distanziatore per gli occhiali da applicare sul visore per distanziare le lenti dal volto. Una confezione ben curata, resistente, e che presenta il prodotto in maniera perfetta non appena apriamo la scatola. Qualità Oculus garantita come sempre!
La prima sostanziale differenza che si nota con la generazione precedente è il colore: un bianco moderno ed elegante avvolge tutto il dispositivo, interrotto solo dalle fotocamere e dall’imbottitura nera che avvolge la parte interna del visore intorno alle lenti. Il Quest 2 integra tutto ciò che può servire all’utilizzatore finale: chi lo compra avrà un pacchetto completo per utilizzarlo out of the box senza alcun compromesso. Sul lato inferiore troviamo il bilanciere del volume, posizionato sul lato destro, che secondo me dà un po’ fastidio, poiché non c’è stata occasione in cui indossandolo, non lo abbia premuto involontariamente.
Si trova su un punto in cui viene naturale afferrare il visore per indossarlo e per toglierlo. Nulla di grave comunque: vi basterà reimpostare il volume com’era. Sul lato inferiore a sinistra e destra ci sono invece due piccoli fori per il microfono, che ci permetteranno di registrare la nostra voce e di usarli nelle chat o nelle varie applicazioni che lo supportano. Sul lato sinistro è presente il connettore da 3,5mm per collegare il nostro headset personale e il connettore di tipo USB-C, utile sia per la ricarica che per il collegamento con Oculus Link, di cui parleremo più avanti. Sul lato destro il pulsante di accensione e spegnimento con un piccolo led che indica sia l’accensione del dispositivo, sia il suo stato durante la ricarica.
Le fotocamere per il tracciamento dell’ambiente che ci sta intorno e soprattutto per il tracking di controller e mani sono quattro, posizionati sul lato frontale ai quattro estremi del dispositivo, per garantire una copertura ottimale. Infine, integrate all’interno dello strap regolabile, ci sono due casse, che forniranno l’audio per le nostre avventure in VR.
All’apertura della confezione mi sono trovato di fronte ad un visore più piccolo rispetto alla generazione precedente, e anche lievemente più leggero. 503g contro i 571g del Quest 1, che però si fanno sentire abbastanza sulla testa, complice una fascia economica, e soprattutto votata alla portabilità, che non permette un posizionamento adeguatamente comodo rispetto ad una fascia professionale. Proprio per questo motivo Oculus mette a disposizione sul proprio sito il Cinturino Elite ed Elite con batteria, che garantiscono un fissaggio decisamente più solido e una distribuzione del peso ottimale. Dopo 30-40 minuti di utilizzo infatti il Quest 2 comincia a pesare sia sulla fronte che sulla nuca, con un fissaggio poco sicuro e che va stretto più del dovuto per evitare che si muova durante l’utilizzo.
La protezione in spugna fornita nella confezione è abbastanza comoda, quasi essenziale. Ne avrei preferita una più avvolgente e soprattutto che facesse passare meno luce dalla parte inferiore del visore. Lo scarto presente intorno al naso è veramente pronunciato, tanto che abbassando gli occhi è possibile vedere il pavimento e l’ambiente circostante. Anche in questo caso, passati pochi minuti non ci si farà più caso, e la luce che entra non è tale da disturbare l’esperienza complessiva.
Eccolo qui il protagonista di questo prodotto. L’elemento fondamentale in grado di farci immergere in un ambiente virtuale, facendolo sembrare reale. Sto parlando del display, che passa da Amoled a LCD. Un cambiamento che farà storcere il naso a molti, ma che si è reso necessario per migliorare le sue prestazioni e soprattutto la sua risoluzione. Oculus è passata dai 1440 x 1600 del primo Quest, a 1832 x 1920 per occhio di questa seconda generazione. Se ad una prima occhiata può sembrarvi un cambiamento minimo, in realtà in termini percettivi, la differenza è abissale. Ma le caratteristiche relative al display sono molte, andiamo con ordine.
LCD vs AMOLED
Come ormai in molti sapranno, i display Oled garantiscono dei colori più contrastati, ma soprattutto dei neri molto profondi, che vanno a spegnere completamente i pixel. Il Quest 2 adotta un display LCD con maggiore risoluzione rispetto al predecessore e soprattutto con una capacità di refresh rate superiore. Si tratta del motivo principale per cui gli ingegneri hanno effettuato questo switch (oltre ovviamente al fattore costo). La questione dei colori slavati di cui tanti parlano non sussiste. La qualità del pannello è ottima e i colori lo sono altrettanto. Il cervello nei primi minuti di gioco si adatterà ai nuovi colori e noi non percepiremo alcun tipo di scarto o differenza con altri tipi di colore; sarà comunque possibile percepire dei neri che virano più verso il grigio solo nei giochi che sfruttano scene molto scure e che basano la propria esperienza su atmosfere molto tetre. In giochi o applicazioni molto luminose e colorate la resa sarà in ogni caso eccellente.
Screen Door Effect (effetto zanzariera)
Lo SDE, o effetto zanzariera, è uno di quegli aspetti, e forse quello che contribuisce in maniera maggiore, a farci vivere un’esperienza immersiva a 360°. Questo è il primo visore ad un costo accettabile che elimina al 90% il problema. Rispetto alla generazione precedente e soprattutto rispetto all’Oculus Rift l’effetto screen door sembra magicamente scomparso. Un cambiamento minimo nella risoluzione e un’ottimizzazione dei pixel hanno portato alla creazione di un pannello che non soffre più di questa problematica. Per la prima volta mi sono goduto al 100% un bel video e una bella puntata su Netflix come se fossi al cinema. Nessun effetto sgranato, nessun artefatto: solo uno schermo virtuale perfettamente definito e in grado di riprodurre immagini e video ad una risoluzione ottima.
FOV, campo di visione
Un altro aspetto dei visori per la realtà virtuale che contribuisce in maniera massiva a fornirci un immersione pressoché totale e il campo di visione orizzontale e verticale. Nel caso del Quest 2 il fov verticale è veramente ottimo: durante l’esperienza non si percepiscono i limiti del visore, ma se si va a guardare a quella orizzontale le cose cambiano. In altri visori l’effetto era paragonato a quello di un binocolo, con una visione che andava arrotondadosi sui lati, proprio a causa della forma delle lenti, Ma in questo caso, troviamo non solo un fov orizzontale veramente minimo, ma anche un effetto squadrato, come se il display terminasse prima del posizionamento delle lenti. Specifico che il settaggio dell’ipd da me usato è quello max, a 68mm, mentre la visione ottimale dovrebbe essere garantita da un IPD intorno a 63-64mm. Si tratta in ogni caso di un effetto che si nota solo in alcuni momenti, e che l’immersione dei giochi e soprattutto l’attenzione all’azione fanno passare in secondo piano.
Refresh Rate
Quest’anno lo schermo del Quest 2 garantisce un refresh rate di ben 90Hz. In via sperimentale per il momento. Infatti, attualmente i 72Hz sono la norma, ma andando nelle impostazioni è possibile effettuare lo switch ai 90Hz, ma solo per le applicazioni che lo supportano. Oculus ha promesso che il supporto ufficiale e completo ai 90Hz arriverà più avanti con alcuni aggiornamenti software. Un bel passo in avanti, che può essere percepito soprattutto nei giochi più frenetici dove l’azione è la protagonista della scena. In questi casi il motion sickness sarà più contenuto (ammesso che ne soffriate).
Smearing e God Rays
L’utilizzo di un display LCD porta con sé altri pregi e difetti, questa volta relativi ad artefatti visivi. La tecnologia LCD consente all’Oculus Quest 2 di liberarsi dall’effetto smearing, simile al ghosting, che crea una sorta di sbavatura quando i pixel passano dal nero ad altri colori. Una sorta di scia che si portano dietro durante il cambiamento di stato. Ma se da una parte LCD risolve un problema, dall’altro (assieme alle lenti Fresnel) ne crea un altro: i god rays sono degli artefatti luminosi che creano dei raggi di luce nel momento in cui ci sono zone o elementi molto luminosi su uno sfondo scuro. Questo effetto è particolarmente visibile nel caso del Quest 2, anche se in maniera limitata rispetto alle precedenti generazioni.
IPD
L’IPD è la distanza interpupillare che ci permette di vedere a fuoco le immagini proiettate dal visore. Nel caso di molti visori, questa regolazione non è presente fisicamente, ma solo via software, mentre per il Quest 1 e 2, è possibile regolare a proprio piacimento questo aspetto. Nel Quest 2 troviamo tre diverse regolazioni: 58mm, 63mm e 68mm, da regolare non più con una rotellina sul lato inferiore del dispositivo, ma direttamente dalle lenti, che si spostano a destra e sinistra in queste tre posizioni fisse (con un po’ di attenzione è possibile settarlo anche in valori intermedi evitando che le lenti facciano lo scatto). I settaggi massimi raccomandati per il Quest 2 parlano di un range massimo che va da 55,5mm, fino a 70,5mm
. Insomma un visore veramente per tutti i tipi di volto e di fisionomia, che non si limita in un aspetto così importante come questo.
I due diffusori audio sono posizionati sulla base di aggancio della strap e forniscono un audio stereo veramente molto potente e ben indirizzato. I bassi sono ben regolati, mentre tutti gli effetti di surround sono garantiti grazie ad un settaggio degli altoparlanti ottimale. Insomma, un dispositivo integrato per l’ascolto veramente ottimo, e chi vuole può anche collegare il proprio headset, grazie al connettore da 3,5mm posto sul lato. Questa volta Oculus ha azzeccato le proprie scelte su questo versante, che garantisce una resa sonora adeguata anche per quelli che non sono in possesso di casse, cuffie o non vogliono ulteriore peso sulla propria testa durante l’utilizzo. Ovviamente con applicazioni e giochi che sfruttano l’audio in maniera massiva la differenza tra l’audio integrato del Quest 2 e quello di un buon paio di cuffie si fa sentire.
I controller sono stati migliorati molto rispetto alla prima versione. Molto più simili a quelli della versione per il Rift S, anche se “gemelli diversi“. Molto più massici in mano, anche se per quelli con delle mani estremamente grandi come le mie non si troveranno sempre a loro agio. La sensazione è quella di una presa poco sicura, quasi come se il controller scivolasse sulla parte inferiore. Ma in ogni caso il design e il fit sono perfetti.
Sono risultati anche molto resistenti: in più di qualche caso un pungo al muro o su un oggetto nei pressi dell’area di gioco non sono mancati e danni visibili non se ne sono visti. Aggiunto anche un touchpad sulla parte interna che permette di avere sempre a disposizione un tasto in più per il controllo del dispositivo. Per il loro funzionamento ho usato le batterie fornite in dotazione, che con non si scaricano più così facilmente come in precedenza. Buona la fattura e il feeling di tutti i pulsanti, che restituiscono una sensazione di solidità e precisione.
Il tracking di questo dispositivo si avvale di ben 4 fotocamere frontali, poste sul bordo per coprire gran parte dell’area frontale, così come quella laterale. Un tracciamento di qualità che funziona decisamente bene, soprattutto quando si va a usare i controller in zone non coperte e si torna poi in zona di copertura. Un passaggio istantaneo che non si nota nemmeno, senza lag o bug a minare l’esperienza. Molto interessante anche il supporto al tracking delle mani, limitato solo ad alcune applicazioni proprietarie, ma che, ad eccezione della necessità di ottimizzazione per i gesti, rileva perfettamente i movimenti di tutte le dita con fedeltà e precisione. Potete finalmente dire addio a tutte le basi, basette e quant’altro, che certamente vi garantiranno un tracciamento più preciso e sicuro al 100%, ma che non vi garantirà la rapidità e facilità di utilizzo del Quest 2.
Ma veniamo a quella che è l’esperienza personale con questo visore per la realtà virtuale. Sono tante le informazioni e i tecnicismi che vi ho fornito, ma la realtà virtuale è molto più di questo. Difficilmente si riesce a descrivere la sensazione che si prova o ciò che si vede a chi non l’ha mai provata, e per questo motivo non tutti percepiscono i difetti o i pregi di un display allo stesso identico modo. Posso dirvi che questo visore è veramente ottimo, sia in relazione al suo costo, sia al rapporto qualità prezzo. Possiede uno degli schermi più ottimizzati sul mercato, con uno screen door praticamente invisibile, e pochi altri difetti di cui vi dimenticherete subito non appena vi sarete abituati al dispositivo. Le applicazioni e i giochi sono così coinvolgenti che non ha senso fossilizzarsi sul fov leggermente stretto oppure sui neri poco neri. Tutto questo passerà in secondo piano.
Inoltre, L’estrema versatilità di questo visore è impressionante. Si può usare tranquillamente in qualsiasi stanza della vostra casa, potete portarlo in giro con le sue dimensioni estremamente compatte. Con il suo peso di mezzo chilo risulta sopportabile quando indossato e molto leggero se portato in giro. Insomma, un dispositivo adatto a chiunque, sia per la famiglia che per giocare da soli ovunque ci vada in quel momento.
L’Oculus Link sembrava ormai morto, e invece eccoci qui ancora a parlarne. Perché sì, in tanti speravano nel supporto di questa funziona, ottima per sfruttare molti titoli non presenti nel catalogo di Oculus anche per chi ha un computer abbastanza potente per far girare giochi più pesanti. In questo modo il Quest 2 si trasforma in un mero supporto display che trasmette i dati che il pc invia. Per usufruirne occorre acquistare il cavo ufficiale al costo di 99€, ma online si trovano molte alternative ad un costo più basso, che magari non garantiranno una compatibilità al 100% e l’uso al massimo del Quest 2, ma che comunque permetteranno di caricare il dispositivo e trasmettere dati allo stesso tempo.
Ma veniamo alla qualità. Se pensavate di mandare in pensione il vostro Rift S per avere un solo dispositivo ambivalente e più leggere, beh, non è così purtroppo. La qualità del display nel Quest 2 è ottima se usato con applicazioni native e nella modalità standard. Una qualità visiva “superiore”, oserei dire in maniera anche provocatoria, rispetto al Rift S. Ma quando si arriva al supporto di Oculus Link, la qualità degrada in maniera vistosa, senza considerare che nei movimenti molto veloci dello schermo in una direzione o nell’altra. Le famose bande nere appariranno inesorabili, anche se il software è stato ottimizzato. Se da standalone il dispositivo mette la sesta, in modalità Link sembra ingranare la terza e rallentare di botto. La qualità visiva, che si ferma ad un refresh rate di 72Hz, degrada parecchio nei dettagli e nella nitidezza, per un’esperienza abbastanza limitante (almeno per il momento). Sicuramente è una buona opportunità poter usare Oculus Link, ma solo se lo fate in modo sporadico. Se il vostro obiettivo è comprarlo per usarlo sono con Oculus Link, mi dispiace deludervi, ma non è questo il caso e nemmeno l’obiettivo di questo visore. Non fategliene una colpa…
Il lancio del Quest 2 non è stato accompagnato da nessuna esclusiva né in ambito gaming, né nell’ambito delle applicazioni. Una scelta che forse lo ha fatto passare un po’ in sordina. Ma comunque le applicazioni ci sono e sono presenti in quantità. Certo, se siete dei giocatori VR navigati, probabilmente i principali titoli li avrete già acquistati e giocati, ma se siete nuovi allora avrete tanto con cui divertirvi.
Uno degli aspetti che in pochi affrontano è quello del costo delle applicazioni. Eh sì, perché se non disponete di una libreria abbastanza ampia con cosa è possibile usare il visore? Solo per le demo, per la visione di contenuti multimediali e per poche altre sciocchezze. Se lo acquistate DOVETE mettere in conto un’altra piccola spesa per alcune applicazioni di alto livello. Considerate circa 50€ investiti in giochi e applicazioni del vostro genere. Tra le più belle troviamo l’ormai classico Beat Saber, Moss, Onward, Superhot VR, Vader Immortal, Arizona Sunshine e molte altre. Il costo medio di un’applicazione è di circa 30€ senza sconti, ma se aspettate il momento giusto potete aggiudicarvele anche sui 15-20€. Vi assicuro che ne vale la pena, anche perché dopo aver provato tutte le esperienze incluse nel visore, non vorrete altro che nuove applicazioni ed esperienze.
Le versione disponibili sul mercato sono due: una da 64GB a 349€ e l’altra da 256GB da 449€. L’unica differenza sta nella memoria interna, tutto il resto è identico. Penso che se non intendete tenere sul dispositivo decine e decine di giochi allo stesso tempo, 64GB potranno bastarvi per eseguire diversi giochi e più di qualche applicazione senza problemi.
Un prezzo che si rivela veramente decisivo per il mondo della VR. Con soli 349€ gli utenti avranno a disposizione un visore completo, eccellente dal punto di vista visivo e soprattutto che non necessita di alcun tipo di accessorio supplementare per funzionare. Già così, out of the box, è perfetto e vi permetterà di godere di un’esperienza nella realtà virtuale a livelli inimmaginabili appena un paio di anni fa. Questo Quest 2 si rivolge a tutti: al giocatore più navigato che ha già provato la VR e che vuole un dispositivo da portare con sé e da far provare agli amici; al novizio della VR, che potrà usufruire di un dispositivo di entrata in questo mondo dal carattere completo e senza compromessi.
Lo dico o non lo dico? Il Quest 2 è il miglior dispositivo sul mercato che non necessita di un hardware dedicato esterno, dalla qualità veramente eccellente. Certo, alcuni compromessi come avrete letto, sono necessari, ma con questo step probabilmente Oculus riuscirà a portare la VR alla portata di tanti che prima si facevano fermare dal prezzo. Oggi potete avere un dispositivo senza fili, senza basi, completo di tutto a soli 349€, ed è questo che fa la differenza rispetto al passato.