Sono passati appena due giorni dal primo Consiglio di Amministrazione di FiberCop, la newco di TIM che ha come scopo il completamento dei piani di copertura ultrabroadband nelle aree nere e grigie del paese. Più in particolare trattasi del 76% delle abitazioni con FTTC e FTTH entro il 2025. Non bisogna dimenticare che la società sarà detenuta per il 58% dall’ex-monopolista, per il 37,5% da KKR Infrastructure e per il 4,5% da Fastweb.
Il consiglio ha deliberato sull’assolvimento degli adempimenti societari finalizzati all’avvio dell’operatività della società, previsto per il primo trimestre 2021. L’obbiettivo della nuova società di Tim per la fibra è quello di offrire servizi d’accesso passivi della rete secondaria in rame e fibra a tutti gli operatori del mercato, e realizzare anche la rete in fibra.
“FiberCop nasce quindi come progetto per l’innovazione dell’infrastruttura di rete per assicurare, con senso di responsabilità e di urgenza alla luce del momento contingente, l’accelerazione del processo di digitalizzazione in Italia. Questa mission è chiaramente espressa anche dal logo della società, approvato dal Consiglio di Amministrazione, che, attraverso i colori della bandiera italiana, intende richiamare esplicitamente al ruolo che sarà chiamata a svolgere al servizio del Paese” sottolinea TIM.
Il progetto è dunque il primo passo verso la nascita di una rete unica nazionale. L’operatore TIM, che ha già dato il consenso futuro assieme al CdP per una possibile unione di FiberCop e Open Fiber, deve ancora andare incontro a numerose peripezie. Basti pensare all’attuale analisi del perimetro tecnico degli asset di TIM e Open Fiber, il nodo del Fondo Macquaire e Enel, le valutazioni dell’Antitrust UE che approderanno circa nel 2022 e loro conseguenze sul progetto, etc.