La fusione delle due componenti prende chiaramente ispirazione dalla struttura del cervello umano che potrebbe essere paragonato ad un sistema all in one. In questo modo si è riuscita ad aumentare sia l’efficienza che l’accuratezza delle rilevazioni; l’obiettivo ultimo sembrerebbe in fondo quello di riuscire a sviluppare una sorta di memoria visiva, un obiettivo sicuramente lontano ma a cui, piano piano, ci si sta avvicinando.
Con lo sviluppo della nuova intelligenza artificiale oltre a modificare i ricordi, le nuove I.A. potranno anche acquisire e migliorare le immagine, classificare i numeri e riuscire a riconoscere determinati modelli; il tutto con un tasso di precisione maggiore del 90%.
Per sviluppare questo prototipo i ricercatori si sono ispirati all’optogenetica; uno strumento in grado di meglio approfondire il sistema elettrico del corpo umano oltre che manipolare i neuroni. Il chip di questa nuova tecnologia è formato da un materiale ultrasottile in grado di modificare la propria resistenza all’elettricità. Insomma quello fatto dai ricercatori australiani è l’ennesimo, se pur piccolo, passo verso la creazione un un vero e proprio cervello elettronico che possa imparare dall’ambiente che lo circonda.