Al di la della precisazione però The Queen of Gabit è di sicuro tra le serie più interessanti di tutto il catalogo Netflix. A catturare l’attenzione non solo la bravissima, e bellissima, Anya Taylor-Joy, ma anche un comparto tecnico di tutto rispetto, guidato dal regista e co-ideatore Scott Frank.
A dare spessore alla serie una narrazione che si concentra più sull’aspetto umano
che su quello più strettamente legato al gioco degli scacchi. Nel corso delle sette puntate viene mostrato il processo di crescita della protagonista, a partire dall’esperienza traumatica vissuta da bambina; esperienza che la porterà a diventare orfana e a vivere in un collegio.Il viaggio di Elisabeth Harmon verso il successo è costellato da fallimenti e tentativi di autodistruzione in un percorso di crescita in cui, cosa molto apprezzata, la protagonista femminile viene descritta senza retorica; durante la narrazione vengono apertamente mostrati pregi e difetti di quella che è a tutti gli effetti un mix di genio e sregolatezza. La serie Netflix rapisce, forse, proprio per questo, per la capacita di descrivere la lunga lotta interiore che la nostra protagonista deve riuscire a vincere per poter reclamare il titolo di regina degli scacchi.