La pandemia di coronavirus che così prepotentemente ha colpito il nostro pianeta ha sicuramente lasciato un segno indelebile nella vita di tutti noi, il virus è infatti riuscito a penetrare ovunque recando disagi e danni ad ogni livello, da quello sanitario in primis a quello finanziario.
La grande pericolosità globale è dettata non tanto dalla mortalità netta del virus che resta comunque abbastanza bassa, ma dal suo tasso di ospedalizzazione, talmente elevato da essere in grado di saturare le terapie intensive in tempi brevissimi, facendo apparire mali come HIV e tumori delle bazzecole.
Ovviamente tutto ciò pone in prima posizione la prevenzione, arma fondamentale per riuscire a contrastare l’espansione delle infezioni che, se incontrollate, farebbero crollare il sistema sanitario, ecco dunque perchè di primaria importanza sono state le ricerche in merito le modalità di diffusione del virus e soprattutto la sua resistenza sulle superfici, dettaglio da non trascurare per capire a pieno l’infettività del patogeno.
La resistenza del virus sulle superfici
Una ricerca condotta dal Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO), l’agenzia scientifica nazionale dell’Australia e pubblicata sul Virology Journal, ha evidenziato come il patogeno virale sia in grado, in condizioni ottimali (20 gradi centigradi e assenza di luce) di resistere ben 28 giorni sulle superfici non porose, categoria a cui aderiscono sostanzialmente la stragrande maggioranza degli oggetti di uso comune, monete e smartphone per fare un esempio.
Si tratta dunque di un lasso di tempo molto più elevato ad esempio del virus dell’Influenza stagionale (Orthomixovirus) il quale si ferma a 17 giorni, ciò non toglie però per fortuna che il coronavirus non mantiene a pieno la sua infettività per tutti i 28 giorni, infatti al variare della superficie e delle condizioni ambientali la durata del potere infettivo varia, il Ministero della Salute ha dichiarato per l’appunto “su banconote e vetro la presenza delle particelle virali infettanti è stata rilevata fino a 2 giorni dopo la contaminazione; […] su acciaio inox e plastica le particelle virali infettanti sono state rilevate fino a 4 giorni dalla contaminazione.”