Sin dall’inizio dell’attuale pandemia da SARS-CoV-2 abbiamo sentito dire che il nuovo coronavirus ha compiuto il famoso “salto di specie”. Salto che lo ha reso capace di trasmettersi dagli animali all’essere umano. Nello specifico, gli animali serbatoio di questo virus sarebbero stati i pipistrelli commercializzati nella città cinese di Wuhan. Oggi, uno studio dimostra l’esistenza di nuovi coronavirus parenti del SARS-CoV-2 ritrovati nei tessuti congelati di alcune specie di pipistrelli conservati in laboratori della Cambogia e del Giappone.
Lo studio in questione appare sulle pagine della autorevole rivista scientifica Nature e riporta la firma di un team di ricercatori dell’Istituto Pasteur di Phnom Penh. Gli scienziati in questo lavoro hanno scoperto, per la prima volta, l’esistenza di virus parenti del coronavirus pandemico fuori dalla Cina. In particolare, questa scoperta è stata eseguita in due pipistrelli ferro di cavallo di Shamel catturati nel nord della Cambogia nel 2010. I ricercatori non hanno ancora sequenziato il genoma di questo parente del SARS-CoV-2. Ciò, ovviamente impedisce di far luce sui reali meccanismi che hanno permesso al virus della COVID-19 di passare dai pipistrelli all’uomo.
Infatti, per poter fornire informazioni utili, il virus scoperto dovrebbe condividere più del 97% della sua sequenza genetica con quello del SARS-CoV-2. Invece, il virus scoperto in Giappone denominato Rc-0319 condivide l’81% del suo genoma con il nuovo coronavirus di Wuhan. Ciò vuol dire che potrebbe solo aiutare gli scienziati a capire meglio la diversità di questa famiglia di virus. Ma sicuramente, non è una omologia di sequenza tale da poter fornire indizi sull’origine dell’attuale pandemia da COVID-19. Per tale ragione, gli scienziati sperano che possano esserci altri parenti di SARS-CoV-2 non ancora scoperti che possano fornire migliori e maggiori informazioni.