Per cercare di venire in contro alle esigenze dei fedeli più ferventi alcuni parroci avevano ipotizzato che il sacramento della confessione potesse essere garantito anche tramite l’utilizzo della tecnologia. A stoppare questa iniziativa però c’ha pensato un vademecum creato appositamente dal Vaticano su ciò che è possibile o non è possibile fare.
Stando alle direttive del Vaticano le confessioni mediante l’uso dello smartphone non sarebbero dunque da ritenersi valide, un sacerdote può però conferire delle “assoluzioni collettive”; questo permette ai preti di assolvere i malati di un intero reparto qualora non gli fosse possibile entrarvi.
“Possiamo affermare la probabile invalidità della assoluzione impartita attraverso dai mezzi. Manca infatti la presenza reale del penitente e non si verifica real trasmissione delle parole della assoluzione; si tratta di vibrazioni elettriche che riproducono la parola umana“; Queste le dichiarazioni del cardinale Penitenziere Maggiore Mauro Piacenza, aggiungendo poi: “Spetta al vescovo diocesano, determinare, nel territorio della propria circoscrizione ecclesiastica e relativamente al livello di contagio pandemico, i casi di grave necessità nei quali sia lecito impartire l’assoluzione collettiva: ad esempio l’ingresso dei reparti ospedalieri, dove si trovino ricoverati fedeli contagiati in pericolo di morte, adoperando nei limiti dl possibile e con le opportune precauzioni i mezzi di applicazione della voce, perché l’assoluzione sia udita“.