Il lavoro sulla Luna, stando ad alcune fonti cinesi, è finalmente giunto a conclusione grazie all’attesissimo aggancio tra i moduli ascender e l’orbiter-returner della missione cinese Chang’e-5. E con questo si aggiunge un nuovo tassello verso il futuro.
La missione da poco portata a termine non era affatto semplice, eppure gli studiosi sono riusciti nel tentativo. La prova lampante di tale vittoria sta in primis nel caso della partenza del modulo ascender dalla superficie della Luna con il carico di campioni. Vediamo ora come è stato possibile.
Luna: la missione Chang’e-5 compie un passo molto importante
Il sistema utilizzato che ha permesso di eseguire il rendez-vous tra i moduli, consiste in una coppia di radar a microonde, chiamati Lunar Orbital Microwave Radar, sviluppato appositamente per Chang’e-5. La sua funzione non è affatto stata indifferente, e per questo è stata considerata: “una delle quattro tecnologie chiave“ della missione. Il sistema ha ottenuto la massima resa quando tra i moduli c’erano circa 100 km.
Per giunta i tecnici e gli ingegneri hanno dovuto fare attenzione a diversi parametri. Ad esempio l’influenza della regolite lunare che si è attaccata al modulo ascender, il quale avrebbe potuto generare una riduzione della capacità di individuare gli altri moduli.
Pochi minuti dopo l’aggancio tra questi, è avvenuto il trasferimento della capsula con i campioni dall’ascender al returner. Nelle prossime ore il primo modulo citato sarà sganciato e allontanato dai moduli rimanenti della missione Chang’e-5.
Tornando invece al lander (rimasto sulla Luna), sappiamo ora che la CNSA aveva già previsto la presenza di una piccola bandiera che si è sollevata nel modo corretto. Ad oggi, sul nostro satellite naturale, sono presenti quindi le bandiere delle missioni Apollo e una bandiera cinese.