Nel 2019, in tutto il mondo sono stati prodotti 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti frutto di dispositivi elettronici dismessi e non riciclati. Tra i Paesi europei l’Italia è al tredicesimo posto per quantità di rifiuti elettronici prodotti: mediamente una famiglia italiana ne genera 42 chilogrammi all’anno. Moltiplicati per i 26 milioni di famiglie italiane il risultato è circa 1.090.000.000 di chilogrammi.
Ma il primato per il maggior numero di rifiuti elettronici prodotti per famiglia spetta alla Norvegia (57 kg), seguita dal Regno Unito (55 kg) – che recentemente ha puntato l’indice con i colossi del tech ritenendoli colpevoli di non agevolare le attività di riparazione e riciclo – e dall’Irlanda (52,4 kg). Oltre ai dati sulla quantità di rifiuti prodotti c’è un altro che preoccupa, ovvero la percezione di un problema che, in prospettiva futura, diventerà sempre più rilevante.
Restando nell’ambito del mercato italiano, dalla ricerca emerge che:
Anche se più di 1 italiano su 3 afferma di fare la sua parte per evitare l’accumularsi di una grande massa di rifiuti elettronici, è chiaro che bisogna lavorare – anche con campagne di sensibilizzazione – su chi invece non comprende quali siano i rischi legati ad una non corretta gestione dell’e-waste.
Vale la pena di ricordare che i dispositivi elettronici contengono sostanze dannose per l’ambiente, e che il mancato riciclo dei rifiuti elettronici rappresenta un ostacolo per l’attuazione di un’economia circolare grazie alla quale le materie prime (compresi i metalli rari) usate per produrre i dispositivi elettronici vengono reimessi in circolo.