Oltre al grafene poi i ricercatori si sono contrati sulle possibili applicazioni delle scorie radioattive per la creazione di un sistema di immagazzinamento dell’energia. Una tecnologia che se si rivelasse valida potrebbe risolvere due problemi in un colpo solo; si potrebbe infatti migliorare le prestazioni delle batterie e risolvere, magari anche solo in parte, il problema della scorie radioattive.
Ad oggi una delle ricerche più interessanti nel settore è quella condotta dall’University of Central Florida; stando a quanto dichiarato dai ricercatori il loro prototipo sarebbe in grado di sopportate 30 mila clicli di ricarica con una integrata del 100%; inoltre i cicli di ricarica avrebbero una durata di soli pochi secondi. Se dovesse rivelarsi applicabile in larga scala questa tecnologia segnerebbe un vero e proprio punto di svolta in tanti settori, uno fra tutti quello delle batterie degli smartphone.
Passiamo poi alle ricerche condotte presso la Bristol University; i ricercatori di questa università hanno sviluppato una batteria che sfrutta materiale radioattivo e diamanti artificiali. Come già accennato in questo modo di potrebbe risolvere anche il problema degli scarti prodotti dagli impianti nucleari.