Dall’inizio dell’attuale pandemia i ricercatori hanno cercato di scoprire quali potessero essere fattori di rischio correlati ad una maggiore gravità della COVID-19. Tra questi fattori di rischio, ovviamente gli scienziati hanno posto la loro attenzione anche a quelli di natura genetica. Sembra, secondo uno studio molto recente, che 5 geni siano associati a manifestazioni cliniche più gravi della malattia portata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2.
A dimostrarlo è proprio lo studio pubblicato su Nature da ricercatori dell’Università di Edimburgo che hanno partecipato ad una grande collaborazione internazionale. Collaborazione alla quale anche l’Università italiana di Siena ha preso parte. Nello specifico, gli studiosi hanno scoperto che 5 geni si associano ad una maggiore gravità della COVID-19. Questi geni sono IFNAR2, TYK2, OAS1, DPP9 e CCR2. Si tratta di geni coinvolti in due processi chiave: la risposta immunitaria contro i virus
e l’infiammazione dei polmoni.Per giungere a tale conclusione, i ricercatori hanno analizzato il DNA di 2.700 pazienti ricoverati in terapia intensiva. I dati ottenuti sono stati poi incrociati con quelli del consorzio internazionale GenOMICC e della Host Genetics Initiative. La ricerca ha dimostrato che alcune differenze chiave in questi 5 geni potrebbero spiegare, almeno in parte, perché alcuni individui si ammalano gravemente mentre altri non manifestano alcun sintomo. La cosa davvero interessante è che alcuni di questi geni potrebbero diventare bersagli di farmaci già disponibili in commercio. Ciò, ovviamente, fornisce preziose indicazioni per dare il via a nuove sperimentazioni cliniche mirate. Si tratta di una scoperta davvero importante che apre le porte alla ricerca e messa a punto di trial clinici per valutare l’efficacia di questi farmaci su pazienti con COVID-19 grave.